E' ARRIVATO L'INVERNO!!...

venerdì 24 aprile 2009

Zero relativo: il portale del baratto
Un passeggino, una bussola, un alcool test elettronico, un'affettatrice professionale: sapete cos'hanno in comune questi quattro oggetti?
Nulla. a parte il fatto di essere tutti a disposizione degli utenti di ZeroRelativo, la prima community italiana di baratto e prestito gratuito, nata nel 2006 da un'idea di Paolo Severi.
Una volta registrati, potete pubblicare nel sito gli annunci degli oggetti che volere barattare, corredandoli con una breve descrizione, una o più immagini e la condizione di scambio, scegliendo tra varie possibilità: accettare proposte di scambio generiche, specificare quale oggetto si desidera ricevere per effettuare lo scambio, donare l'oggetto senza volere nulla in cambio oppure offrirlo in prestito nella vostra città.
Ogni volta che un altro barter si mostrerà interessato alla vostra offerta sarete avvisati via e-mail.
Se invece cercate un oggetto particolare da scambiare potete effettuare una ricerca avanzata selezionando una tra numerose categorie (Ascolta e guarda, Gioca, Vesti, Arreda, Viaggia, Kindergarten & bebè.), con la possibilità anche di restringere la ricerca per provincia o per condizione di scambio.
Se l'oggetto che cercate non è disponibile, non disperate: è sempre possibile tenersi aggiornati sui nuovi annunci inseriti abbonandosi ai feed rss.
Una volta che il vostro baratto è andato a buon fine dovete esprimere il vostro "gradimento" sul barter con cui avete effettuato lo scambio.
DA NON PERDERE: la possibilità di compiere un'azione ad alto valore educativo che "fa bene all'ambiente, perché riutilizzi tutto; fa bene al borsellino, perché non compri nulla, ma utilizzi ciò che già esiste; fa bene alle relazioni, perché condividi le tue cose con altri barter, in modo ludico, attivo e sensibile".


Fonte:VeNetiaNEWS

Visita il sito http://www.zerorelativo.it

mercoledì 22 aprile 2009

FURTO IN AUTO SENZA SEGNO DI SCASSO!!!


Letto sul blog : Benvenuti a casa nostra!

"Nei giorni scorsi ho malauguratamente subito il furto della mia borsa di lavoro (con tanto di agenda e rubrica telefonica). Vi segnalo - per vs. utile conoscenza - le modalità con cui è avvenuto il furto:avevo lasciato l'auto nel parcheggio di un autogrill (Autostrada del Sole, nei pressi di Lodi) proprio davanti all'ingresso, recandomi al bar per un caffè. Dopo 5-10 minuti sono tornato alla macchina e, senza accorgermi di nulla, sono ripartito.Una volta arrivato in ufficio e aperto il portabagagli, ho riscontrato - con mio grande sconforto - di aver subìto il furto della borsa di lavoro e di altri oggetti (tra cui una reflex digitale e varia strumentazione di misura, tutto materiale piuttosto costoso). Preciso che alla ripartenza dopo la sosta all'autogrill, l'auto era chiusa e non presentava alcun segno di effrazione.

Come hanno fatto? In polizia, ove mi sono recato per sporgere denuncia, hanno confermato il mio atroce sospetto: esistono bande organizzate con tanto di sofisticati strumenti (scanner a radiofrequenza), in grado di "clonare" la frequenza dei nostri telecomandi di chiusura dell'auto! Per questi delinquenti, quindi, aprire le nostre auto diventa un gioco da ragazzi: uno con lo scanner si apposta nel parcheggio e, quando chiudiamo la macchina col telecomando, ne decodifica il segnale, quindi, con l'aiuto di un complice (che fa il palo, controllando i nostri movimenti), un attimo dopo che siamo entrati al bar apre la nostra auto con il telecomando "clone", prende tranquillamente quello che gli serve e, colmo della beffa, richiude la macchina con il telecomando. Il tutto in pochi secondi!

Di fronte a questo sistema, l'unico modo per salvarsi è: chiudere le portiere a mano con la chiave e NON USARE ASSOLUTAMENTE IL TELECOMANDO, specie quando si parcheggia in luoghi molto affollati e dunque a rischio (tipo autogrill, centri commerciali, ecc.).L'unica cosa che mi chiedo, a questo punto, è: come mai se in Polizia conoscono già l'esistenza di questo tipo di furti, nessuno ha mai diramato una qualche avvertenza in tal senso tramite i media?
Vediamo allora di aiutarci da soli, girando questo messaggio a tutti i nostri amici e conoscenti, affinché si possa scongiurare il propagarsi di questa piaga!

Venezia : il people mover tra Tronchetto e piazzale Roma


Rossi, nuovi di zecca, tirati a lucido per dar bella mostra di sé: i vagoni del people mover di Venezia, realizzati dalla Doppelmayr, saranno presentati in anteprima alla Fiera internazionale Interalpin di Innsbruck, in programma da domani al 24 aprile. I vagoni, destinati a trasportare i passeggeri provenienti dal Tronchetto e dalla Stazione Marittima diretti a piazzale Roma (e viceversa), sono attesi con curiosità dai visitatori e soprattutto dagli addetti ai lavori che a migliaia, ogni anno, partecipano all’ormai tradizionale fiera di settore.
«La realizzazione dei convogli sottolinea come i lavori per il completamento dell’opera stiano procedendo a ritmo serrato – spiega il presidente di Asm, Giorgio Nardo - parallelamente, in laguna i cantieri avanzano secondo la tabella di marcia. Tra gli impegni di Asm legati alla mobilità, il people mover rappresenta l’evento più atteso, perché coinvolge un po’ tutti: i cittadini in primo luogo, ma anche i turisti, gli esperti, le istituzioni. A Innsbruck sarà presente una nostra delegazione, che coglierà le reazioni e i commenti del pubblico presente».
I lavori per la realizzazione del people mover sono iniziato nell’estate del 2007, con l’apertura dei cantieri. Il people mover coprirà un tragitto di 857 metri con un dislivello massimo 6 metri, un percorso interamente in quota; i collegamenti a terra saranno garantiti da scale mobili e ascensori. A ottobre i convogli arriveranno a Venezia per essere issati sulla via di corsa e iniziare il collaudo.
Fonte: il Gazzettino

domenica 19 aprile 2009

Un libro per tornare a vivere


Una giornata di sole, dopo tante ore di pioggia. L'Aquila sta faticosamente recuperando i suoi pezzi dispersi. Il centro si fa ogni giorno più silenzioso mentre le tendopoli si riempiono di gente e di voci. Le scosse continuano e nessuno vuole rischiare nelle case che si sono scoperte pericolanti.
In questa confusione di corpi in moto vado cercando i cuochi di Pescasseroli. "Sono alla tendopoli di Tempera" ci dicono e lì ci dirigiamo. Ma nel primo accampamento non ci sono. E nemmeno nel secondo. Dove saranno finiti? Mi è piaciuta l'idea che si siano offerti da tutti gli alberghi di Pescasseroli e si diano il cambio, cinque alla volta, per cucinare piatti ben fatti per gli sfollati.
La solidarietà dei primi giorni, che molti davano come destinata a morire presto, si fa invece ogni giorno più evidente. "Gente che non si parlava da anni, si è ritrovata qui a convivere nelle difficoltà e ha ripreso a parlarsi", dice una guardia forestale, fra i tanti che allestiscono pasti per migliaia di persone sotto i tendoni improvvisati. "Addirittura si sono riscoperti amici" dice sorridendo.
File di tende blu notte. File di gabinetti. Che trovo puliti e forniti d'acqua. L'atmosfera è distesa. Dei ragazzi giocano al pallone. Famiglie intere, composte da anziani e giovani, mangiano seduti ai tavoli di plastica della mensa del campo. Bambini corrono da una tenda all'altra. C'è un viavai di uomini della Protezione Civile, efficienti e cortesi. Si sentono tutti gli accenti: volontari venuti dal Veneto, soldati appena arrivati dalla Lombardia, guardie forestali salite da Napoli e così via in una babele di linguaggi che si mescolano senza creare confusione, con l'eccitazione febbrile del trovarsi insieme in una emergenza che per molti nasce dal dolore, ma può trasformarsi in una occasione di incontro e di dialogo.
Chiedo che ne pensano della mia idea di raccogliere libri per le loro lunghe serate in tenda. Molti si dicono entusiasti. "Ne ho già messi insieme 300", dico. Ma dove li mettiamo? Qualcuno risponde che non c'è spazio, bisogna aspettare le nuove tensotende. A questo punto arriva l'offerta del direttore del parco Nazionale d'Abruzzo Molise e Lazio che propone di allestire un camper come biblioteca ambulante e farlo circolare fra le tendopoli.
Buona idea! Così chi vorrà leggere potrà usufruire del prestito gratuito rimanendo nella sua tendopoli. So che anche la radio, e precisamente la trasmissione Fahrenheit di Rai3 sta allestendo un pulmino con tanti romanzi da leggere. E so che gli ascoltatori telefonano a decine per offrire libri. "Abbiamo chiesto che ne mandino uno solo, quello a cui sono affezionati, per darlo in dono a chi in questo momento si trova privato di tutto". Infatti, dico, devono essere libri belli, che abbiamo amato e che vorremmo fossero letti da altri. E così sarà. Per lo meno lo spero.
In lontananza si vedono le case sventrate, dai tetti pesanti che hanno schiacciato tanti corpi addormentati. Mattoni crudi che si sbriciolano in mezzo ai pezzi di cemento, tronchi di legno che si incastrano fra le solette di pietra, calcinacci su calcinacci che tendono a scivolare gli uni sugli altri sollevando una nube di polvere bianca.
Il piu delicato compito di questo dopo-terremoto starà nel conciliare il ricordo dei morti con l'ansia di ricostruire e rimettere in moto la vita quotidiana. Come accordare il dolore della perdita con il bisogno urgente di riempire i vuoti e buttare via le macerie?
Gli abruzzesi, con una pazienza antica e umanissima, si accingono a questo difficile dovere, senza un lamento inutile, senza teatralità, senza mugugni, con la quieta sapienza di una antica cultura che ha conosciuto troppo bene la povertà e lo strazio.
Dacia Maraini
(Il Gazzettino)

Il nostro pane quotidiano di Vera Slepoj


Tra i bisogni primari il cibo è il grande interprete della parte inesorabilmente vitale della nostra vita, il primo indissolubile legame che quando nasciamo stabiliamo con il mondo esterno, dal corpo della madre che nutre a tutto l’universo dei sapori e odori che spesso ci fa trovare persino le tracce del percorso della nostra crescita. Mangiare come dormire, assieme ad altre attività fondamentali e necessarie, è un indicatore dei nostri atteggiamenti, sentimenti, allarga o restringe le nostre pulsioni; come mangiamo è un po’ come siamo, gaudenti e goderecci o parchi e tiranni, esagerati o asettici, nel cibo mettiamo tutto ciò che siamo dentro e fuori con il mondo degli altri vicino o lontano. Il cibo riguarda anche il gusto, la capacità di percepire il sapore, di selezionare e indirizzare il piacere verso la memoria dei nostri primi passi nella vita sociale.
Una madre che nutre fa sì che il suo bimbo si senta accolto, protetto, indirizzato verso un’idea positiva di se stesso, non a caso nel mondo della psicanalisi, da Anna Freud a Melanie Klein, il seno buono e cattivo, determinano un’idea affettiva di un tipo anzichè un altro. Cibo come scelta, come radice delle nostre origini e delle nostre appartenenze; e poi mangiare, un’azione naturale che fa sì che ci si possa riconoscere in comportamenti di accettazione e rifiuto dove mangiare non è divorare, nè mangiare come vergogna.
Un bambino cresce anche dentro gli atteggiamenti che riceve nelle sue pulsioni e nei suoi bisogni primari e vitali, ad esempio come nutrirsi, determina una via possibile e armonica verso istinti e desideri. L’ossessione del cibo, ad esempio, può essere presente in molti genitori che obbligano i bambini a diete fuorvianti o ad alimentazioni esagerate, determinando gli atteggiamenti affettivi del loro futuro. Bambini grassi che divorano tutto il deserto di affetti che non hanno, una desolante e solitaria compensazione o bambini magri, esigenti, paurosi ad avere quel chilo in più già da piccoli, sono quelli che non vogliono crescere, che non hanno il coraggio di essere se stessi e non sono liberi dal mondo che li circonda.
Mangiare è anche curiosità, conoscenza, cultura, appartenenza, socialità, tutti comportamenti che nel nostro mangiare determinano l’essere, fino a stabilire come stiamo, come ci sentiamo, come possiamo ammalarci ulteriormente fino a rischiare la vita nell’anoressia o nella bulimia o nella povertà di tutti quei bambini dagli occhi grandi, mentre il corpo muore.
Il cibo è anche cambiamento, coraggio di riconoscere nelle scelte alimentari le scelte esistenziali, come mangiare troppo, sempre, o mangiare carne di animali che potremmo risparmiare: agnelli, cavalli, capretti, maialini e via dicendo. Difficile il rapporto del cibo e delle sue vittime, nato come storia antica che non si è rinnovata, che richiederebbe un’analisi seria sul nostro essere carnivori senza ossessioni, ma nemmeno disattenti di fronte a una modernità che non dovrebbe non farci riflettere su come mangiamo la sofferenza dei nostri amici animali. Il cibo può essere virtuoso, ma anche rituale ed è fondamento della nostra giornata, scompensata spesso da una quotidianità ossessionata dal tempo che ci fa rinunciare ai riti familiari e più arcaici, ma fondamentali della nostra esistenza: il cibo della mattina, nella nascita del giorno, il cibo del mezzodì, quello del pomeriggio, della cena, quei riti che accompagnano i gesti della nostra vita biologica, ma anche il cibo delle feste, non per ingurgitare, ostentare, rinunciare, rifiutare, ma per celebrare la storia di ognuno di noi dove fin dall’infanzia attraverso i cibi e chi li dà, chi li somministra, chi li prepara, diventa il luogo e l’interprete dell’accoglienza reale e inconfutabile del nostro stare nel mondo.
Mangiamo, ma pensiamo anche alla nostra storia, diamo al cibo il posto che deve avere e guardiamoci attorno pensando sempre a tutto ciò che sprechiamo e che altri quel cibo buttato, non amato, vituperato, non vedranno mai.
Vera Slepoj
Fonte:Il Gazzettino


XI Settimana della Cultura: una festa per tutti
18 - 26 aprile 2009
ingresso gratuito nel musei statali

(Museo Archeologico e Sale Monumentali della Biblioteca Marciana)

Il Ministero per i Beni e le Attività culturali promuove anche quest’anno la “Settimana della Cultura” durante la quale i luoghi d’arte statali saranno aperti gratuitamente a tutti i cittadini, per far conoscere e valorizzare il patrimonio culturale che costituisce l’immensa ricchezza di cui dispone l’Italia e che accompagna il successo dell’immagine italiana nel mondo.

Per visitare il Museo Archeologico Nazionale e le Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana - inserite nel percorso integrato dei Musei di Piazza San Marco con biglietto unico e biglietteria al Museo Correr - le persone interessate potranno pertanto chiedere all’ingresso del Museo Correr di essere accompagnate alla biglietteria dell’Archeologico dove sarà emesso il biglietto gratuito.

Per l’occasione la Biblioteca Nazionale Marciana offre una serie di visite guidate gratuite tenute dalla dott.ssa Mariachiara Mazzariol secondo questo calendario (non occorre la prenotazione; punto di ritrovo: biglietteria del Museo Correr):

  • sabato 18, lunedì 20 e giovedì 23 aprile alle ore 15.00
  • domenica 19 aprile alle ore 10.00, 12.00 e 14.00
  • martedì 21, mercoledì 22 e venerdì 24 aprile alle ore 11.00.


Questo, invece, il programma del Museo Archeologico Nazionale:

  • domenica 19 e venerdì 24 aprile, ore 11: Le collezioni archeologiche dei Grimani di Santa Maria Formosa, a cura di Marcella De Paoli e Maria Cristina Vallicelli.

Per ulteriori informazioni:

Biblioteca Nazionale Marciana
Piazzetta San Marco 7 - 30124 Venezia
Tel: 0.41.24.07.21.1 - Fax: 0.41.52.38.80.3

giovedì 16 aprile 2009

Arriva Viky,la promozione turistica a prova di polpastrello


Nuove tecnologie al Marco Polo. Addio mouse e tastiera. Per comunicare con Viky, il punto
informativo inaugurato ieri all’aeroporto di Tessera, basta un tocco di dito o di piede.
Per mettere a punto il pannello murale e il pavimento interattivo che dà informazioni culturali e turistiche sul Veneto ci sono voluti nove mesi di lavoro per 27 aziende del Metadistretto digitalmediale......ora il muro e il pavimento interattivo sono marchi registrati. A prova di tacco e polpastrello dei milioni di passeggeri che sbarcano a Tessera.
Continua qui

Allegria di naufragi


E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.

(G. UNGARETTI)

martedì 14 aprile 2009

Il vecchio registro scolastico va in soffitta Arriva quello elettronico: studenti senza scampo


Il vecchio registro scolastico va in soffitta sostituito dal registro elettronico. È quanto accade all’istituto professionale Enrico Mattei di San Stino di Livenza, unico nella Provincia di Venezia a istituire in via sperimentale il registro elettronico per informatizzare le attività di classe. La fase di sperimentazione durerà fino a giugno per tre classi prime dell’indirizzo meccanico e chimico. In tutto 65 ragazzi per un progetto che potrebbe essere portato a regime il prossimo anno. Da sempre il registro è l'elemento di congiunzione tra l’attività didattica, la segreteria e la famiglia. La sua informatizzazione migliora e velocizza il trasferimento delle informazioni. Grazie a un mini computer posizionato sulla cattedra l'insegnante compila, aggiorna e integra le informazioni sull'attività in classe. I dati inseriti vengono trasmessi in tempo reale a un server che ne permette la successiva consultazione. Dirigente scolastico, segreteria didattica, i genitori in un'area riservata possono collegarsi via internet in qualsiasi momento trovando le informazioni di rispettiva competenza. La procedura consente, tra l’altro, la compilazione automatica del “giornale del professore”. Altra caratteristica è l’invio automatico a casa degli alunni di sms con notifica di assenze, ritardi, uscite anticipate, note, giustificazioni e voti. Una sorta di “telemetria” che segue lo studente nella vita scolastica. Il registro elettronico nasce dalla collaborazione con Triskel, software house con sede a Padova. «La sinergia creata con il docente Endrio Florian responsabile del progetto – spiega il dirigente scolastico Salvatore Rizzo- hanno permesso di realizzare una soluzione che risponde concretamente alle esigenze della scuola e alle più recenti indicazioni del ministero dell’Istruzione in fatto di informatizzazione della Pubblica Amministrazione».
Davide De Bortoli
Fonte: Il Gazzettino

lunedì 13 aprile 2009

Acque di montagna


La forza della vita

di Ivano Gollin

or cammina nelle cime anche se la tormenta più profonda ti colpisce
ti sferza negli occhi, nel viso, nelle mani nei tuoi pensieri,
accendi la luce dell'amore e passione e umiltà in quello che fai
così avrai sempre gioia di vivere

mercoledì 8 aprile 2009

Non ci sono parole


Danni al 100% del patrimonio artistico e culturale dell'Aquila

08 aprile 2009 - Il 100% del patrimonio artistico e culturale dell'Aquila e della zona del cratere è lesionato o in gravi condizioni. Ed è a rischio anche la memoria della città. Non si è salvato praticamente nulla nella città delle 99 Cannelle e famosa per le 55 Chiese. Lo conferma l'arch. Augusto Ciciotti del Dipartimento dei Beni Culturali d'Abruzzo.

Gravissima la situazione delle chiese del capoluogo - Da Collemaggio alle Anime Sante, drammatica quella dell'Archivio di Stato che aveva sede nel Palazzo del Governo totalmente crollato. "Non sappiamo in che condizioni sono i documenti medioevali, libri e quant'altro riguarda la storia dell'Aquila - racconta Ciciotti - ma la stima dei danni complessivi è al momento incalcolabile. E ci vorranno anni per ricostruire". Il danno non riguarda solo monumenti o palazzi storici - non é rimasto in piedi neanche un campanile del cratere - ma anche l'indotto turistico che ha sempre portato un notevole introito all'Aquila e all'aquilano. "Ora non possiamo fare nessun intervento.

Ci vorranno mesi per fare un inventario - Servirà anche molto tempo per puntellare gli edifici, fare una lista dei danni, evacuare biblioteche, quadri, statue, cioé i beni mobili culturali e poi mettere in depositi, da individuare perché non sappiamo ancora dove metterli - riprende affranto Ciciotti - Prima va messo tutto in sicurezza per provare a salvare il salvabile. Ci sono riflessi sul tutto il territorio incalcolabili". L'Aquila ferita, tutto l'aquilano e parte delle provincie limitrofe violentate dalle scosse che continuano a scuotere la terra.

Poche le strutture che hanno resistito - Distrutta la torre medicea di S.Stefano di Sessanio, gioiello architettonico del Gran Sasso - in cui sono crollate molte case ricostruite di recente - crollato in pezzi il bellissimo castello-rocca di Ocre, lesionata la chiesa sul tratturale di S.Stefano a S.Pio delle Camere, capolavoro romanico, lesionati o inagibili altri conventi e chiese in Val Peligna e nel pescarese, campanili sbriciolati a Rovere sull'Altopiano delle Rocche. Pochi i miracoli, poche le strutture che hanno resistito alla furia del terremoto. Proprio a S.Pio delle Camere, paese natale di Franco Marini, nessun danno al triangolare castello fortezza abbarbicato, mentre a pochi chilometri nella frazione di Castelnuovo ci sono stati crolli e vittime. E salva anche la Rocca di Calascio, splendido baluardo mediceo che fu abbandonato assieme al borgo nei secoli scorsi proprio a causa di un sisma

Redazione Tiscali


domenica 5 aprile 2009

"1 anno con lo sguardo rivolto al cielo"

Particolare della locandina dell'iniziativa
Il 2009 è stato proclamato dall'ONU "Anno internazionale dell'astronomia" per ricordare il 400° anniversario dell'uso del cannocchiale da parte di Galileo Galilei e le sue scoperte che hanno dato inizio all'astronomia moderna.

Il Comune di Venezia - Assessorato all'Ambiente volendo offrire un contributo a questo importante avvenimento ha predisposto un programma, intitolato "1 anno con lo sguardo rivolto al cielo", ricco di appuntamenti che spaziano dalle conferenze, che approfondiranno la conoscenza delle scoperte di Galieo Galilei e i vari aspetti della scienza astronomica, alle serate osservative, con la descrizione del cielo del periodo nel quale avrà luogo l'osservazione, all'incontro musicale, nel quale saranno presentate al pubblico musiche a casa Galilei.

La partecipazione agli incontri è libera e gratuita.

Di seguito il prossimo appuntamento in programma nel mese di aprile:

4 aprile
ore 20.30, parrocchia di Tessera - Tessera
Conferenza "Il cielo di primavera", a cura dell'Associazione astrofili veneti. Relatore sig. P. Pagiaro.
ore 21.15 - Campo sportivo di Tessera
Osservazione del cielo

Durante la conferenza saranno presentati gli astri che caratterizzano il cielo di primavera e successivamente si potrà osservare il cielo con i telescopi messi a disposizione dai gruppi e circoli astrofili.


Per informazioni:
Direzione Ambiente e Sicurezza del Territorio
Ufficio Educazione Ambientale
Campo Manin - S. Marco, 4025 - 30124 Venezia
tel. 041.2748274 - 041.2747946
email: educazione.ambientale@comune.venezia.it

UN AUGURIO

Non rassegniamoci che sia la cattiveria a vincere sull'amore o l'ingiustizia a imporsi sulla fraternità. Anche la pietra più pesante della morte può essere rotolata via , perché " Lui non è più qui: è risorto". Crediamo perciò nella vittoria della vita, nel trionfo dell'amore. "La tua resurrezione generi in noi, anche in questa Pasqua, una speranza che illumina ed un impegno che orienta al bene questa nostra storia". Auguriamo una Pasqua così.
I collaboratori di Don Marco
Fonte
Mio Dio che mattino!
Per 70 volte nella Bibbia si parla di mattino. Ma il più importante di tutti qual è? “Il primo giorno della settimana, di buon mattino, le donne si recarono al sepolcro”: ecco il mattino più grande della storia umana; “Lui non è più qui: è risorto!”. Non ci sono altre tombe vuote come era la sua, né quella di Alessandro Magno, né quella di Carlo Magno, né di Napoleone o di Cesare, dove c’era scritto “Qui giace…”. Per la verità ce n’è un’ altra: è quella di Maria come continuazione pasquale. “Se Cristo non fosse risorto sarebbe vana la nostra predicazione e la nostra fede” scrive S. Paolo. “Se Gesù non fosse risorto non si potrebbe credere in Lui come salvatore; si potrebbe tutt’al più venerarlo come maestro. Si può rievocarlo ma non invocarlo. Si può parlare di Lui ma non parlare a Lui. Si può ricordarlo ma non ascoltarlo” (Messori).

Mentre i Testimoni di Geova commemorano un mortonella Cena di Gesù, noi incontriamo un vivo nell’Eucarestia.

E’ successo tutto, pare, il 9 aprile dell’anno 793 dalla fondazione di Roma in un territorio, la Palestina, dove nessuno si pensava che il Messia atteso dovesse patire, morire e risorgere. Lì si è verificato un fatto inaudito ed è stato il week end più splendido e paradossale della storia. Nessuno si sarebbe aspettato la resurrezione di un morto. Neanche gli apostoli riuscivano a crederci per la troppa gioia, dice Luca. Non fosse successo, la Chiesa avrebbe un buco nella sua barca ed io (ma non solo io) avrei impiegato la mia vita per nulla: senza resurrezione c’è solo delusione. Cristo sarebbe stato un uomo ingoiato dalla morte come tutti, che non aveva nessuna ragione da vendere o verità da proporre che fosse superiore alle altre, che non era né Dio né Salvatore.

“Il vero e solo peccato da confessare è rimanere insensibili alla resurrezione” diceva S. Isacco il Siro. Mai mi è successo che qualcuno sia venuto a confessarsi perché dubitava troppo della resurrezione di Cristo; eppure tutto si gioca lì per Lui e per noi: la Pasqua è festa da vivere. Dobbiamo aprirci ad una nuova primavera, rinnovarci per non essere più uomini scontati ma uomini d’inizio, capaci di ripartire, cambiare, volare alto.

Un miscredente diceva ad un sacerdote: “Ho bisogno di vederla triste ed allora sono tranquillo e mi convinco che Dio non esiste. Mi vengono i dubbi quando la vedo contento.”

Nel medioevo, a Pasqua, i preti raccontavano anche barzellette dal pulpito durante la messa: avevano capito che anche il nostro viso deve mostrare Pasqua. Via quindi le mascelle grintose, i musi duri, gli sguardi torvi; via i sospiri, i lamenti e i piagnistei: noi siamo figli della Resurrezione. Nella bocca, nel cuore, nella testa, nel carattere, nello spirito: dopotutto “le nubi passano, il cielo resta.”. Pasqua è una consegna, è un impegno, un’ azione, un verbo”fare” che ha mille direzioni:

Far Pasqua è smuovere tutti i macigni: dell’ abitudine, della paura, dell’ invidia, della stanchezza.

Far Pasqua è nascere nuovi ogni mattina.

Far Pasqua è temere di meno e sperare di più.

Far Pasqua è gettare nel cestino gli occhiali affumicati, i pensieri vestiti a lutto.

Far Pasqua è non imbalsamare Cristo nel passato.

Far Pasqua è spargere la vita, la gioia, la pace.

Far Pasqua è organizzare la resurrezione del mondo. Andiamo, è Pasqua.

Allora il più grande dono è annunciare Cristo risorto, senza paura.

Nell’Ohio, in USA è in corso un processo ad una professoressa: nel 2002 aveva dato per tema agli alunni “Parla di chi ti ha dato di più nella vita”. Un alunno ha parlato di Cristo Risorto. La professoressa non ha accettato lo scritto dicendo “Non hai capito il tema: dovevi scrivere di una persona viva, mentre tu hai scritto di una persona che non esiste più!” La famiglia, tutta convinta del contrario, è ricorsa in tribunale. Bravo Philly! Con il tuo tema ci vuoi far sapere che Gesù è ancora vivo.

Del resto a quel politico francese la cui figlia scappò in clausura, sfuggì la frase: “Ma chi è questo morto che mi ruba la figlia?”; non aveva capito che non si va dietro ai morti, ma ai vivi. A Pasqua passa il Vivente; a me interessa il suo passaggio e a te? Solo con Lui sarà buona la Pasqua.

Buon mattino, fratello: e che mattino!
Don Marco
Fonte

Le tradizioni di Pasqua

Il nome Pasqua è di derivazione ebraica: Pèsach (passaggio). Per la tradizione cristiana rappresenta la festività più importante, perché richiama la risurrezione di Cristo.

Perché la data di Pasqua è "mobile".

Originariamente, la risurrezione era ricordata ogni domenica, ma successivamente, la Chiesa cristiana decise di celebrarla solo una volta l'anno. Da qui le diverse correnti di pensiero per decidere la data in cui festeggiare la risurrezione di Gesù. Le controversie terminarono con il concilio di Nicea dei 325 d.C., che affidò alla Chiesa di Alessandria d'Egitto il compito di decidere ogni anno la data.

L'uovo: tradizione ed arte.

La tradizione dell'uovo pasquale ha origini antichissime: gli antichi contadini romani sotterravano nei campi un uovo colorato di rosso, come simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto. È proprio con il significato di vita che l'uovo entrò a far parte della tradizione cristiana, richiamando alla risurrezione di Cristo ed alla vita eterna.

Tradizioni di Pasqua: le campane mute.

E' tradizione che dal venerdì santo fino alla domenica di Pasqua, in Italia le campane delle chiese non suonano, in segno di dolore per il Cristo crocifisso. Anche in Francia esiste questa usanza e ai bambini si dice che le campane sono votate a Roma.

Le streghe, tradizioni finlandesi.

In Finlandia la Pasqua assume un significato minore rispetto al mondo cristiano, per la grande presenza di luterani nella popolazione e questo momento così profondo per la Chiesa è considerato un giorno di vacanza. Il folklore finlandese vuole che le streghe volino in cielo tra il venerdì santo e la domenica di Pasqua e pensate che in alcune zone della Finlandia si usa ancora accendere falò la notte dei sabato, in memoria dell'antica tradizione di scacciare le streghe dal proprio focolare domestico.
Fonte

Il sorriso, un’arma diplomatica di Vera Slepoj




Già nel mondo della psicanalisi, anche per Sigmund Freud, il «motto di spirito», la battuta scherzosa o ironica trova spazio, forma, individuazione sia come intrusione terapeutica o funzionale, sia nel mondo più legato alla quotidianità come rottura inconscia o razionale di una sovrastruttura. Berlusconi, a cui sono dedicate le prime pagine dei maggiori quotidiani internazionali, si è guadagnato tale imprimatur proprio per aver utilizzato una forma traslata, diversificata, del motto o battuta di spirito, nel G20 rompe gli schemi del protocollo rigide di Buckingham Palace e pure sulla iconografia fotografica di rito.
Spezzare gli indugi, talvolta come il motto di spirito, alleggerisce la penombra emotiva, consente di migliorare una comunicazione, può dare spazi, ad esempio nel lavoro psicanalitico, a una ricollocazione del messaggio simbolico. Utilizzando le performances del nostro presidente del consiglio possiamo entrare per un attimo ad analizzare cosa vuol dire nel mondo delle relazioni sociali la battuta di spirito, l’uso terapeutico della comicità, la ben nota terapia del sorriso e quanto si è scritto e detto sulla risata come fonte di salute psicologica. In parte è così, anche se c’è l’aspetto contraddittorio di queste forme comportamentali, ossia l’abuso di tali modalità, quando ad esempio, non si riesce a sostenere le regole, quando ridere, scherzare e minimizzare può diventare un modo per rimuovere, per non affrontare i problemi o quando l’individuo vuole risultare simpatico sempre e comunque utilizzando battute, barzellette, comportamenti esemplari ed eccessivi, l’eccellere insomma come lo stupire fa sì che tali personalità possano compromettere però i propri risultati riducendoli e semplificandoli, magari per ridurre l’ansia, l’angoscia, la paura di un fallimento. Il sorriso viceversa, l’ottimismo, la positività se non diventano una fuga o altro come abbiamo detto, sono una risorsa, un esempio di flessibilità da preferire sempre e comunque alle rigidità. Un sistema mentale, un pensiero rigido o unilaterale che non dà vie d’uscita all’individuo può spezzare l’anima, la mente, può frantumare in ognuno di noi l’idea di se stessi, può far morire la creatività. Generalmente è preferibile non dare giudizi perché il giudizio ha bisogno ad esempio di rigore, di verità assolute, di regole strette, tutti aspetti che possono portare ognuno di noi ad essere intolleranti o addirittura visionari, chiusi nelle proprie convinzioni dove la rigidità diventa non solo difesa, una chiusura, impenetrabilità, impraticabilità, un mondo inaccessibile che esclude il confronto, che talvolta rende inaccettabile il mondo degli altri, impoverendo le proprie idee, rendendole sterili e improduttive. Essere flessibili allora è sempre preferibile, dà più possibilità ad ognuno di noi di uscire dall’imperfezione, dal senso di impotenza e di frustrazione, in fondo la battuta di spirito quindi può diventare un’occasione che non risolve, non alleggerisce, ma sposta il problema, l’attenzione e in ogni caso nell’irrompere in una scena con regole non scritte, obbliga spesso ad uscire dall’ipnosi delle proprie convinzioni e talvolta anche dalle illusioni rassicuranti di avere certezze. Benigni in fondo, facendo un esempio analogo con la sua comicità, con la leggerezza quasi chirurgica delle sue geniali performaces è riuscito a portare Dante Alighieri nella scena moderna, accanto alla sua popolarità la lingua italiana. Analogamente i comici con il naso da clown, con i loro giochi rendono il mondo dei bambini ammalati e coraggiosi più vicini al loro modo di vivere dove allegorie e fantasie sono per eccellenza l’infanzia e il dolore nel sorriso di chi li guarda pesa di meno, ti fa sentire la vita meno pesante e meno solo. Con l’ottimismo degli adulti i bambini stanno meglio e anche il mondo se imparasse a sorridere di più ci sarebbe anche più spazio per trovare magari vie diverse per le soluzioni grandi e piccole dell’umanità. Ghandi insegna, ma anche il Dalai Lama e Papa Wojtyla o Ratzinger, con il sorriso e le piccole o grandi battute scherzose o filosofiche che questi grandi personaggi della Storia hanno saputo comunicare, sono state piccole ma profonde preghiere alla speranza di un mondo migliore.
Vera Slepoj
Fonte: Gazzettino