E' ARRIVATO L'INVERNO!!...

lunedì 30 marzo 2009

La scuola che sa farsi comunità non sarà più dimenticata

di Francesco Alberoni

Ho un ricordo del primo anno di scuola media. Il mio professore si chiamava Murabito, era una brava persona, preparato, coscienzioso, ma non era popolare. Tutti noi invece correvamo a sentire le lezioni di un altro professore giovane e vivace che ci leggeva l'Eneide. Prima la spiegava, o meglio la rappresentava in italiano, poi recitava dei versi in latino e tutti lo ascoltavamo estasiati. Non era un semplice docente, era un attore, un maestro, un leader. E attorno lui si era formata una comunità affiatata ed entusiasta. Anche le esperienze che ho fatto in seguito mi hanno confermato che gli studenti imparano quando si sentono parte di una comunità in cui studiano cose a cui sono interessati, dove si aiutano reciprocamente, inventano, sperimentano, si divertono. E dove il maestro non è colui che sa tutto e pretende tutto, ma la guida che li stimola, li guida, li corregge, suscita il loro entusiasmo, come avveniva nella scuola di Platone, di Aristotele, di Epicuro, nella bottega rinascimentale del Verrocchio, nel gruppo di Enrico Fermi in Via Panisperna. Una atmosfera che ho sperimentato nei laboratori di psicologia a Milano, di sociologia a Parigi, a Chicago. In compenso però che tristezza, che senso di disagio provi in molti licei, in molti istituti tecnici, in molti corsi universitari dove studenti ed insegnanti non sono realmente interessati allo studio, non comunicano fra loro, attendono solo che la lezione finisca. Non vi percepisci l'avidità di sapere, il gusto di scoprire, la gioia di realizzare insieme una meta. Eppure tutto questo si può ottenere. Lo vedo oggi nell'accademia del Piccolo Teatro, della Scala, nel Centro Sperimentale di Cinematografia. E non dobbiamo pensare che questa comunità di docenti e di allievi si realizzi soltanto ai massimi livelli, nei laboratori più avanzati. No, si può ottenere dovunque, anche in una scuola elementare, in un corso di cucina, in un laboratorio di elettronica, in una scuola di danza, perfino in una palestra di pugilato. È di questo che abbiamo bisogno dappertutto, dalle elementari ai corsi universitari avanzati. Una scuola con un maestro, una comunità di sapere e di vita. Una scuola che gli allievi ricorderanno con piacere e orgoglio perché vi hanno plasmato la loro personalità, hanno imparato a lavorare insieme, a costruire insieme, ad affrontare insieme le difficoltà e a produrre cose belle, di cui essere fieri.

Fonte: Corriere

Colomba casalinga


Questo dolce tradizionale si può preparare anche in casa ponendo la massima attenzione alle fasi di lievitazione della pasta.

LA RICETTA
Ingredienti e dosi per 3 colombe piccole
OPPURE, IN ALTERNATIVA, 200 g di lievito preparato la sera prima con: 100 g di farina, 100 di acqua e 1 g di lievito di birra
+ 5 g lievito di birra, 100 latte tiepido, 50 g zucchero, 200 g farina 0 forte.
Impastare il lievito e il resto degli ingredienti.
Porre a lievitare sino a raddoppio del volume e oltre.
Unire quindi:
2 tuorli, 2 uova, 6 g sale, 10 g di miele o malto, 150 g di zucchero, 200 g di burro, 200 g di farina, aromi, 100 g di canditi.
Impastare a lungo e porre a lievitare sino a oltre il raddoppio.
A tre quarti di lievitazione, preparare un composto di 1 albume + 1 cucchiaio di liquore (facoltativo) + 250 zucchero a velo + 50 g mandorle filettate + mandorle a piacere e granella di zucchero, mescolando.
Glassare le colombe.
Completare la lievitazione sino al bordo dello stampo e cuocere a 180°C circa in forno statico, per 35 minuti circa.
Vaporizzare il forno gettando all'interno del forno due cubetti di ghiaccio prima di cuocere le colombe. Se possibile, estrarre umidità a 3/4 cottura (aprire il forno e lasciar fuoriuscire l'umidità per un minuto).
Lasciar raffreddare capovolta e sospesa.

Fonte: La cucina italiana

PRIMAVERA



Sono 606 le rondini avvistate quest'anno in Italia, sin dallo scorso febbraio. Oltre 240 sono state avvistate in Toscana, più di 170 nel Lazio, circa 80 in Emilia-Romagna e più di 40 in Lombardia. E se la loro presenza è un metro dell'arrivo della primavera, quest'anno sembrano essere ancora indecise. Cosa già capitata l'anno scorso, quando gli uccelli (migratori) sono arrivati «più tardi che nel 2007», probabilmente «a causa del breve periodo di freddo degli inizi di marzo che avrebbe arrestato la loro migrazione».
In Italia sono state avvistate anche 88 cicogne, 85 rondoni e 6 cuculi. In Europa, l'Italia è il Paese con più avvistamenti (785) davanti a Malta (368), Spagna (346), e Portogallo (179).
Dopo 11.000 chilometri di volo (322 km al giorno), ai primi di marzo, le rondini ritornano in Europa dal Sud Africa. E anche se i modelli migratori sono profondamente radicati, le conseguenze del riscaldamento globale sulle condizioni ambientali locali stanno già influenzando l'arrivo (o la partenza), nonché i luoghi, della migrazione.


E improvvisamente le api sono tornate


Lo diceva anche Albert Einstein: «Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita». La sua era una previsione un po’ catastrofica, ma non lontana dalla realtà, visto l’allarme lanciato negli ultimi anni dagli apicoltori che si sono trovati di punto in bianco gli alveari vuoti.
Scomparse, come svanite nel nulla e per giunta senza che ci fosse un motivo apparente: volatilizzate nel vero senso della parola, lasciando desolatamente vuote le celle. Chi incolpava i fitofarmaci chi le onde magnetiche che disorientano gli operosi insetti, chi addirittura chiamava in causa i cellulari o il buco nell’ozono. Fatto sta che i vasetti di miele, anche nel "dolcissimo" Nordest leader nella produzione, si sono improvvisamente svuotati provocando gli alti lai dei produttori.
E’ bastato un fiore di mandorlo e un pallido raggio di sole per riaccendere le speranze: in California le api sono tornate a volare, o meglio, sono proprio tornate. Quasi si fossero presa una lunghissima vacanza chissà dove, senza avvisare e senza preoccuparsi che il loro lavoro era davvero prezioso per la collettività.
Certo, il miele piace più o meno a tutti e soprattutto a Nordest il mercato è florido, ma non è solo quella alimentare la loro occupazione: impollinare è infatti il primo e fondamentale compito.
Ma se il timido fiore di mandorlo americano ha riacceso, e ancora non si sa perchè, il volo delle suddette, qualcosa deve essere accaduto anche nei campi italiani, visto che le api stanno tornando a volare anche da noi.
Gli esperti chiedono prudenza: qualche battito d’ali non azzera il problema. E’ solo un timido quanto promettente fenomeno di ripresa. Il primo a non volersi sbilanciare è Franco Mutinelli, dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, tra i più grandi esperti internazionali della materia, promotore ogni anno di un incontro a livello nazionale con gli operatori del settore (domenica 5 aprile): «C’è una ripresa - sottolinea - che ancora non siamo in grado di motivare. In parte può essere legata all’azione di ripopolamento messa in atto per arginare la perdita, ma probabilmente qualcosa di nuovo è avvenuto. E se il cielo degli Usa comincia a ronzare, anche quello italiano sta cominciando a mostrare qualche battito d’ali in più.
Catastrofe ambientale scongiurata? Forse. Certo che lo scorso anno si erano volatilizzate il 50 per cento delle api che rappresentano per l’Italia un vero e proprio patrimonio: non è un danno quantificato solo per lo scorso anno in 40 milioni, il 7 per cento dei quali nel Veneto, del resto il miele è un prodotto molto importante per l’Italia. Gli alveari in Italia sono circa un milione e 157mila, come una azione che supera le 10 mila tonnellate. Lo scorso anno si è dovuto comunque stare all’estero una quantità equivalente da Argentina e dei paesi dell’Est.
Il Veneto è tra le ragioni che producono di più: 2300 apicoltori e una stima di 88 mila alveari. «La perdita annuale negli alveari si era attestata attorno al 40% delle popolazioni esistenti. In alcune realtà si era arrivati addirittura al 60 per cento», sottolinea Mutinelli. E adesso, rassicurato dagli inattesi fruscii, il comparto spera davvero nella rinascita.
Daniela Boresi

venerdì 27 marzo 2009

DALLA RUSSIA CON AMORE


Matrimoni "chiavi in mano" nella romantica Venezia
proposti da un gruppo di imprenditori alla fiera di Mosca
Per l’amore, si sa, non si bada a spese. Tanto più se si tratta di coronare con i fiori d’arancio una promessa che non ha termine (salvo imprevisti). Se poi la relazione riguarda persone con una certa disponibilità economica, si capisce come l’organizzazione di un matrimonio possa rivelarsi un piccolo business, anche in tempi di crisi. Devono avere pensato questo i nove imprenditori veneziani e mestrini riuniti sotto la sigla "La Corte degli sposi" che nei giorni scorsi sono volati a Mosca per illustrare ai partner russi il loro "pacchetto Venezia". Al Wedding world, una fiera di settore interamente dedicata ai matrimoni la "Corte degli sposi", che ha base nella palazzina ristrutturata a ridosso di via Manin, in un angolo riscoperto di Mestre, ha presentato l’offerta di un servizio completo che prevede per i piccioncini in attesa di convolare a nozze viaggio a Venezia, transfer in auto di lusso, abito da cerimonia, fiori, bomboniere, servizio fotografico, rinfresco, giro in gondola dopo la cerimonia a Ca’ Farsetti e capolinea nel nido d’amore allestito in un hotel sul Canal Grande.
Un sogno alla portata di (quasi) tutte le tasche: si parte da una tariffa base di quattromila euro e si arriva tranquillamente a centomila se si ordina il servizio completo. Cifre che non devono stupire, dato che solo il tariffario del Comune prevede che per il fatidico "da" a Ca’ Farsetti un prezzo che va da 1.200 a 4.200 euro per gli stranieri extra Ue. Ma nella Russia dei nuovi ricchi i soldi pare non siano un problema: «Abbiamo riscontrato molto interesse fra i nostri interlocutori» spiega Pietro Carloni, uno dei membri della Corte che annovera nomi come Doeat, Alessandor Orlandoni, Marialuisa Benetti, Velice Limousine company, Celana, Bassani, Crisalide, Fioreria Alloni e Bauer. Tanto che la società, in attesa di vedere se la missione in Russia produrrà i frutti sperati, ha già in programma altri viaggi all’estero per promuovere il matrimonio veneziano "chiavi in mano". Le prossime tappe potrebbero essere Dubai e la Cina. Perché l’amore, dopo tutto, non ha confini.

Fonte: Gazzettino

giovedì 26 marzo 2009

Locandina della domenica ecologica

"DOMENICA ECOLOGICA - ECco LA MERENDA "

Domenica 29 marzo si svolgerà in centro a Mestre la terza domenica ecologica, dal tema "ECcO LA MERENDA" organizzata dall'Assessorato alle Attività Produttive, in collaborazione con l'Assessorato all'Ambiente, l'Assessorato alla Mobilità, l'Assessorato ai Lavori Pubblici e le Municipalità di Mestre Carpenedo e di Lido Pellestrina.

Con lo slogan "Riprendiamoci l'aria", che da tempo accompagna le domeniche ecologiche organizzate dal Comune di Venezia, prosegue la terza ed ultima delle giornate dedicate all'ambiente e all'informazione sull'inquinamento atmosferico in programma tra gennaio e marzo con chiusura al traffico della città dalle ore 10.00 alle ore 18.00, per far fronte all'emergenza inquinamento ed in particolare ai superamenti dei valori limite del PM 10.


Fonte

L'0ra della terra

Earth hour 2009: Venezia lancia l'appello all'adesione

Logo della campagna internazionale Earth hour
La Città di Venezia, con un video-messaggio del sindaco, Massimo Cacciari, rilancia l'appello all'adesione a "Earth hour 2009" (L'ora della della Terra) - evento globale per il clima organizzato dal Wwf (World Wide Fund for Nature) - che invita a spegnere le luci del pianeta sabato 28 marzo, per un'ora, dalle ore 20.30 alle 21.30.

Obiettivo della campagna internazionale - ormai ampiamente superato - era quello di raggiungere l'adesione di mille città e un miliardo di persone per lanciare un appello ai 'Grandi del Pianeta', che a dicembre si riuniranno a Copenhagen, affinché sottoscrivano un nuovo accordo globale per combattere il cambiamento climatico.

Finora, infatti, solo in Italia hanno aderito oltre 100 città e più di 1500 nel mondo e l'Italia è il sesto paese al mondo con il maggior numero di città partecipanti. Per le città è sufficiente l'adesione del sindaco e lo spegnimento di un monumento simbolico. Oltre al Palazzo del Quirinale, anche la Cupola di San Pietro è tra i monumenti che si spegneranno per l'Ora della Terra. A Venezia saranno al buio per un'ora il ponte di Rialto e il Gran Teatro La Fenice e a Verona si spegnerà l'Arena.

Venezia è città simbolo delle trasformazioni climatiche del nostro Paese: "L'emergenza ambientale è reale - ha detto Cacciari - non sono grida di allarme, ma i risultati di indagini scientifiche che ormai tutti dovrebbero conoscere. E i grandi mutamenti minacciano Venezia e altre città che danno sul mare assai più di altri centri. Per questo Venezia dev'essere protagonista di questa battaglia e aderire con convinzione a Earth hour. Il 28 marzo l'intera città, spero non soltanto gli edifici pubblici, spegnerà le luci per ricordare a tutti la situazione drammatica in cui ci troviamo".

Su www.earthour.org o www.wwf.it, è pubblicato l'appello che tutti possono sottoscrivere.

martedì 24 marzo 2009

Droga, il male oscuro dei nostri figli


La società civile assiste in modo passivo a un fenomeno che non rappresenta più un’eccezione o una curiosità, ma una generalizzazione: il mondo della droga sta penetrando fra i giovani. Ormai i segnali di questa diffusione sono molteplici. La polizia continua a sequestrare importanti quantità delle droghe più varie: dalla cannabis all’eroina. Evidentemente se le quantità sono dell’ordine delle tonnellate significa che il commercio è veramente elevato. Le indagini dell’Istituto Mario Negri indicano che a Milano ad un solo collettore delle fogne si ritrova ogni giorno l’equivalente di 30.000 dosi di cannabis, 10.000 dosi di cocaina per citare solo due droghe. Queste dosi aumentano significativamente durante il fine settimana arrivando ad esempio per la cocaina alle 15.000 dosi. Quantità certamente impensabili in tempi relativamente recenti. Gli stessi ragazzi riportano senza reticenza che si può trovare tutto: sigarette, alcool, cannabis, anfetamine, cocaina, eroina, sono disponibili sul percorso per arrivare a scuola, nei locali di ritrovo, su Internet e, naturalmente, nelle discoteche.
Per non parlare di altri preparati che si stanno introducendo in modo surrettizio. Sono in circolazione bustine con i nomi più diversi che vengono vendute come se fossero utilizzate per profumare gli ambienti. In realtà sono estratti vegetali che vengono poi impiegati, in base alle informazioni diffuse da Internet, come sigarette da fumare. Sono difficili da bloccare perché non contengono cannabis, né i principi attivi presenti in questa droga; contengono invece altre sostanze chimiche che agiscono sugli stessi recettori celebrali su cui esercita il suo effetto la cannabis attraverso i tetraidrocannabinoli. Con queste nuove preparazioni fumare una sigaretta è come fumarne 4 o 5 a base di cannabis. Le droghe classiche sono ormai così tanto diffuse e disponibili da influire sull’età in cui se ne inizia l’utilizzo, età che sta diminuendo in modo impressionante. Si comincia con l’alcool molto presto, poi si passa alle sigarette e non è raro il caso dei ragazzini di 13 anni che sono già stati iniziati alla cocaina. In questo senso sono state cruciali le strategie della criminalità che hanno puntato alla maggiore diffusione diminuendo i prezzi. Così acquistare una dose è ormai alla portata di tutti perché una dose costa quanto una pizza. Che cosa succederà in futuro non è difficile da immaginare, dato che gli effetti tossici delle varie droghe saranno di intensità maggiore in un organismo in via di accrescimento e perciò particolarmente fragile e delicato. Purtroppo gli argomenti deterrenti che riguardano la salute non hanno grande presa sui “giovanissimi” e perciò hanno scarsa possibilità di essere efficaci. Anche la repressione ha purtroppo i suoi limiti considerando che l'industria criminale si espande e diventa sempre più ricca e quindi più capace di corrompere. Bisogna quindi rivolgere tutta l’attenzione ad un lavoro educativo senza sosta che non avrà effetto immediato, ma se ben condotto, sarà probabilmente l’unico modo per migliorare la situazione. Le famiglie devono essere le prime “dighe” attraverso la consapevolezza che l’accostamento alla droga avviene già alle scuole elementari. Devono fare attenzione e cercare di intervenire al primo accenno di interesse per la droga. La scuola deve essere presente attraverso la preoccupazione dei suoi insegnanti. Anche i sacerdoti hanno il loro ruolo, ma in particolare sono gli “idoli” dei ragazzi che si devono mobilitare: cantanti, campioni dello sport, personaggi virtuali del mondo dei giochi devono sentire la responsabilità della loro influenza attraverso l’esempio e i messaggi che possono inviare. Non bisogna trascurare la possibilità di agire su Internet che oggi rappresenta un’importante via di spaccio che in qualche modo deve essere controllato. Infine è necessario un coordinamento generale che deve far capo al nuovo dipartimento per la lotta alla droga costituito presso la Presidenza del Consiglio. Le sue direttive devono estendersi al livello regionale e provinciale formando una vasta rete di interventi che rappresenti una forte risposta della società civile a un criminoso attentato allo sviluppo delle nuove generazioni.
Silvio Garattini



lunedì 23 marzo 2009

Cultura e voglia di far bene: i pregi dei tempi di crisi


È in corso una svolta nelle famiglie e nelle scuole


Con la crisi sono diminuiti tutti i consumi, meno quelli culturali che sono aumentati. Perché? Per capirlo partiamo da un fatto apparentemente lontano. Negli ultimi anni le donne compravano e cambiavano con facilità vestiti e scarpe senza saperne valutare il reale valore. Oggi li fanno riparare, allargare, restringere, accorciare con l'aiuto delle sarte che di colpo sono ricomparse. Un segno che tornano a capire cos'è un vestito, come si fa a conoscere i tessuti, a distinguerne la qualità. Lo stesso fenomeno si verifica in altri settori. Alcuni si fanno il pane o i dolci in casa con ingredienti sani, altri hanno ripreso attività artigianali abbandonate, altri hanno iniziato attività agricole altamente qualificate, altri hanno imparato a riparare mobili, elettrodomestici, automobili, apparecchiature elettroniche. E ci provano gusto. Moltissime persone fanno corsi specializzati in tutti i campi, dall’uso del computer alla cucina, al restauro. Più in generale possiamo dire che abbiamo rincominciato a studiare, a mettere a frutto le nostre capacità, ad utilizzare in modo più razionale le risorse. Il risultato è un aumento del sapere collettivo e una crescita della produttività del sistema Paese. Ed è in corso una rivoluzione anche nel sistema educativo, dalla famiglia alla scuola. Negli ultimi trent’anni ha dominato una pedagogia che si sarebbe dovuta chiamare deregulation . Eliminazione di tutte le regole, ciascuno faccia come vuole, come gli pare. Genitori ed insegnanti dovevano stare zitti perché venivano considerati superati. La deregulation economica ha portato alle colossali truffe finanziarie e alla crisi mondiale. Quella culturale alla catastrofe educativa. Negli ultimi anni gli studenti non studiavano, sbeffeggiavano i professori, ingannavano i genitori e nessuno se la sentiva di dire che era sbagliato.
Ma è gia incominciato il cambiamento. Gli adulti, accanto al saper pratico, tecnico, riscoprono la cultura, l’arte, i libri, i musei. Gli insegnanti, stanchi della ignoranza dei loro allievi, vogliono svolgere il loro ruolo e ritrovano il piacere dell’insegnamento. I genitori si domandano se non hanno sbagliato ad essere tanto tolleranti, e gli studenti si rendono conto che la scuola non è solo una sala giochi, ma che vi si possono imparare cose importanti.
Più in generale sta aumentando il desiderio di conoscere e il gusto di fare sempre meglio. È in questo modo che, globalmente, cresce la spesa per la cultura.
www.corriere.it/alberoni

La sana regola: dopo Carosello ragazzi a nanna


Ondata di cinque a scuola e rischio di non poter essere ammessi agli esami.
Che fare?
Le opzioni dibattute in questi giorni sono tre: dare un sei “politico”, per aggirare gli sbarramenti pensati dal Ministro Mariastella Gelmini.
Con questo legittimando di fatto un falso in atto pubblico, e tornando allo sciagurato film del voto politico, già visto dal ’68 in poi con esiti nefasti.
Oppure ricorrere al TAR, come ha suggerito qualche esponente dell’associazione consumatori, in un sol colpo delegittimando ulteriormente la già scarsa autorevolezza della scuola, aumentando la sensazione di impunità che troppi adolescenti hanno, e, soprattutto, banalizzando il significato che il fallimento scolastico ha sul futuro esistenziale e professionale della maggioranza dei giovani. O, ancora, interrogarsi sui fattori di rischio per l’insuccesso scolastico, cercando di modificarli costruttivamente.
Quest’ultimo è l’unico approccio pragmatico ed etico, meritevole di attenzione, anche perché si parla del futuro di migliaia di giovani italiani. Innanzitutto, quali sono le caratteristiche dei ragazzi che vanno male a scuola?
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mercoledì 18 marzo 2009

PREGHIERA DI S. FRANCESCO


OH! SIGNORE FA DI ME
UN ISTRUMENTO
DELLA TUA PACE:


dov'è odio fa ch'io porti
l'AMORE

dov'è l'offesa fa ch'io porti
il PERDONO

dov'è la discordia fa ch'io porti
l'UNIONE

dov'è dubbio ch'io porti
la FEDE

dov'è errore ch'io porti
la VERITA'

dov'è disperazione ch'io porti
la SPERANZA

dov'è tristezza ch'io porti
la GIOIA

dove sono le tenebre ch'io porti
la LUCE


POICHE'
SI E': DANDO,CHE SI
RICEVE,PERDONANDO,
CHE SI E' PERDONATI,
MORENDO,CHE SI RISU-
SCITA A VITA ETERNA.

s. francesco

lunedì 16 marzo 2009

Arrivano i pollini, allarme per un veneto su tre


È quasi sempre dall’infinitesimamente piccolo che ci si devono attendere i pericoli maggiori.
Virus o batteri, ad esempio, ma anche i pollini fanno la loro parte. Ogni primavera, ad esempio, mettono in ginocchio un veneto su tre e azzerano più giornate di lavoro di una epidemia influenzale, tengono a casa i bambini due volte di più di tutte le altre patologie messe insieme.
Parlare di allergia sembra quasi una banalità. E invece non c’è patologia stagionale che "rubi" più giorni al mondo del lavoro, che abbia un costo così elevato in termini di farmaci da banco e che crei fastidiosi sintomi alla popolazione senza alcuna distinzione di età. Inoltre, evento quest’ultimo non certo trascurabile, che rappresenti anche un rischio concreto per i malati più deboli.
E a Nordest, dove nella Pianura Padana l’aria ristagna, l’inquinamento è elevato e la situazione è ancora peggiore che nel resto d’Italia.
Un Veneto su tre quando le temperature cominciano a salire deve ricorrere a vaccini o farmaci specifici per evitare di andare incontro a crisi di starnuti e occhi arrossati, raffreddori, malesseri generalizzati. Uno su venti soffre addirittura di asma: negli ultimi dieci anni nel Nordest il numero degli asmatici è aumentato del 60 per cento.
Solo qualche dato per giustificare l’allarme che accompagna l’arrivo dei pollini: in termini economici, l’asma incide più della tubercolosi e dell’Hiv combinati, ha un costo in farmaci superiore all’influenza. I bambini asmatici perdono il doppio dei giorni di scuola rispetto a quelli non asmatici e l’asma è un fattore determinante sia dell’assenza dal lavoro sia nella scelta di un lavoro rispetto a un altro. In più l’apprendimento e le opportunità di socializzazione, legate anche alle attività fisiche, sono fortemente limitate nei bambini più giovani che soffrono di asma.
Ad aggravare il quadro c’è un dato: a Nordest solo 50 pazienti su 1000 che soffrono di allergia si affida alle cure di un medico specialista, contribuendo a peggiorare la propria situazione.
Insomma, con il polline non si scherza. E quanto questa infinitesima particella possa essere fastidiosa lo testimonia il fiorire sul territorio regionale di centraline "capta-spore" (dieci dell’Arpav più altrettante delle Asl) che si trovano dislocate nei punti strategici e sono in grado di avvisare gli allergici di tutta la regione quando la situazione comincia a diventare pericolosa.
I dati sono espressi in granuli di polline, o numero di spore fungine, per metro cubo di aria. La concentrazione di pollini-spore presenti nell’aria è rilevata con frequenza giornaliera dalle stazioni meccaniche. Ogni settimana vengono emessi bollettini integrati dal commento del medico allergologo, in modo che la persona allergica sia informata dove si trovano le zone a rischio e possa evitarle.
A questa rete va aggiunta quella nazionale, circa 90 stazioni di campionamento presenti sul territorio nazionale collegate alla rete europea. Proprio grazie a questa rete è stato possibile identificare una serie di allergie che non erano conosciute, come quella da cipresso che negli ultimi anni si sta dimostrando piuttosto significativa. Una task force che non esiste per nessuna altra patologia.
Ancora non siamo in primavera e già un paio di province hanno lanciato l’allarme: Treviso, e più precisamente Conegliano, Vicenza e Verona. Quest’anno la stagione è iniziata un po’ in anticipo. Ad esempio sta "fiorendo" il problema della parietaria. Le zone più interessate da questo problema sono quelle della Pianura Padana, dove i pollini della parietaria colonizzano i muri delle città e quindi rimangono intrappolati proprio a contatto con la popolazione.
Quest’anno si è osservata una presenza eccezionale del polline da cupressaceae, che proprio in questo periodo sta avendo il suo picco e in quantità notevolmente più consistenti rispetto agli altri anni. Concentrazioni tali da richiedere una attenzione maggiore a Padova (ma non sui Colli Euganei), Treviso, Verona e vero e proprio "allarme asmatici" a Vicenza dove anche le concentrazioni di pollini di nocciolo e di carpino cominciano ad impensierire.
A Conegliano in questi giorni si sono cominciati a registrare picchi per quanto riguarda l’olmo, nocciolo e carpino. Da Rovigo devono stare lontani gli allergici a frassini, olivi, pioppi. Nel Veronese imperversa il cipresso, come nel Veneziano, con punte di pollini di salice e olmo a Jesolo. «Quest’anno si preannuncia un’annata difficile - sottolinea la dottoressa Rosalba Marino - Ai vecchi allergici si aggiungono i nuovi che stanno diventando sempre di più. Un bambino su 14 è allergico, anche allergie che possono mettere in pericolo la loro vita».
Le centraline aiutano comunque moltissimo gli allergici, sia perchè consentono in tempo reale di sapere quali siano le concentrazioni maggiori, ma soprattutto perchè forniscono una vera e propria mappa territoriale del rischio.
Daniela Boresi
Fonte


Curare l'orto ,fattore di salute


E’ solo un piacere personale? No, la cura dell’orto, o del giardino, è anche un fondamentale fattore di salute. Lo ha dimostrato un corposo studio svedese, condotto prospetticamente all’Università di Uppsala per ben 35 anni e appena pubblicato sul British Medical Journal.
Chi cura un orto allunga la propria aspettativa di salute di circa un anno, tempo che raddoppia se a questa attività ha dedicato almeno dieci anni di vita.
Come dire: più la passione del giardino o dell’orto è un hobby strutturato, che fa parte cioè della vita normale personale, più l’effetto sulla salute tende ad essere vero, profondo e persistente.
Oltre il 50 per cento dei Veneti, ma anche dei Friulani e dei Valdostani pratica l’antica arte della cura personale dell’orto e/o del giardino, perché ne conosce e ne apprezza i molti e sottili piaceri, mentre al Sud i cultori di quest’arte antica scendono al 25 per cento. Per molti, la prima, sorridente felicità mattutina, prima di lanciarsi al lavoro, è gustarsi la fioritura dei molti bulbi piantati sul terrazzo, sui balconi, o, per i più fortunati, in giardino. Crochi, narcisi, giacinti, ammiccano festosi tra le primule e le sassifraghe. .
Per quali ragioni la cura dell’orto è così alleata della salute fisica e psichica personale? Le ragioni sono molteplici: le più evidenti hanno a che vedere con l’attività fisica moderata che il giardinaggio comporta, la vita all’aria aperta, l’effetto antistress di dedicarsi ad un’attività dai ritmi lenti e antichi. Più sottilmente, orto e giardino comportano un ritorno a ritmi certamente più umani e profondamente scritti nel nostro DNA: zappare, sarchiare, seminare, piantare bulbi, zappettare, diradare, concimare, innaffiare sono tutte attività che richiedono tempo, senso del tempo e, anche, ottima capacità di attesa. I più attenti e saggi sanno studiare il ritmo della luna, oltreché delle stagioni, sanno quando potare, quando piantare, quando diradare le piantine in eccesso, quando trapiantare. Questo ritorno a bioritmi umani ha immediate ripercussioni sui principali indici di salute: il giardinaggio abbassa la pressione arteriosa, migliora la qualità del sonno, riduce la tendenza a extrasistoli e aritmie cardiache. Siccome abbassa l’aggressività e consente uno scarico motorio di emozioni negative, il giardinaggio si accompagna in genere a migliori indici psicosociali e metabolici: c’è minor bisogno “compensatorio” di mangiare in modo smodato, di bere o di fumare, ma anche di scaricare l’aggressività contro gli altri, familiari, colleghi o vicini che siano. Inoltre, la soddisfazione nel gustarsi i prodotti del proprio orto porta anche a scelte alimentari decisamente più gratificanti e sapide, e nettamente meno caloriche rispetto a chi faccia vita sedentaria e non ami l’orto o il giardino. Veder sbocciare la prima insalatina verde, e gustarsela la sera con due ovetti freschi, o raccogliere gli asparagi con l’apposito ferro, per farsi un risottino sapido e leggero, sono piccoli piaceri squisiti. Come primo bilancio pragmatico, si può dire che il giardinaggio si accompagna da un lato ad un aumento dei fattori di salute favorevoli e autoprotettivi, mentre riduce i comportamenti negativi e autodistruttivi. Quando poi l’orto abbia grandezza sufficiente, consente di avere frutta e verdura in abbondanza, con risparmi certi, visti i prezzi iperbolici che questi alimenti hanno raggiunto in città. Dove non a caso è boom di passioni per orto e giardini. Un boom non solo italiano se l’anno scorso la statunitense “Burpee Seeds”, la più grande azienda americana di sementi ha venduto il doppio rispetto all’anno precedente. Di questi tempi, un attivo del genere la dice lunga sui bisogni forti della popolazione e su quanto il giardinaggio possa costituire, oltre che un piacere immediato, anche un’autoterapia a basso costo e altissima autogratificazione. E sono molti i comuni che stanno dando in uso a famiglie e anziani, che ne facciano domanda, piccoli appezzamenti di terreno per farci appunto l’orto e, magari, un piccolo giardino.
Per chi faccia lavori stressanti o mentalmente impegnativi, il giardinaggio offre poi alcuni vantaggi in più. Il rapporto diretto con la terra, la sua concretezza, il suo profumo, la sua consistenza, il suo colore, depura e alleggerisce la mente, aiuta a ricollocare le proprie priorità, allena ad un maggior distacco dalle cose, ricarica le pile emotive, e incoraggia una lettura del mondo più pragmatica e serena. Ristimola tutti i sensi, ottusi da vite artificiali, dentro scatole (case, auto, uffici) sempre più piccole e sintetiche. Melissa e prezzemolo, salvia e rosmarino, timo e maggiorana, dragoncello e origano, menta ed erba cipollina ci fanno una profonda aromaterapia. Mentre i colori delle verdure, il verde tenero dei piselli, il rosso acceso dei pomodori, il blu-viola sontuoso delle melanzane, i gialli e i rossi accesi dei peperoni costituiscono la più allegra (e sapida!) cromoterapia. La terra, con i suoi profumi e i suoi colori, aiuta a sentirci vivi, perché l’Io, come ben insegnava Freud, è innanzitutto un Io corporeo, che esiste in quanto vive e agisce sulla terra in prima persona. La terra aiuta a coltivare se stessi, mentre si coltiva il giardino. Aiuta a ripensarsi, immaginando e riascoltando il nostro cuore mentre si ridisegna la mappa dell’orto o del giardino, e si scelgono le piante, le si raggruppa, si dà loro una forma, ma anche un senso simbolico ed estetico, oltre che pratico. Piano piano, la cura dell’orto o del giardino può diventare una pratica zen, che ci aiuta a mantenere solido il baricentro e serena la mente, capaci di prendere la giusta misura nei confronti dei tempi concitati di questo mondo e, soprattutto, di prendere col giusto distacco anche se stessi e i piccoli sconquassi quotidiani. Anche perché nell’orto e in giardino non si è mai soli.
Fortunati quelli che possono permettersi un orto!!
Fonte

domenica 15 marzo 2009

L'emozione non ha voce ( Celentano )



Io non so parlar d'amore
l'emozione non ha voce
e mi manca un po' il respiro
se ci sei c'è troppa luce
la mia anima si spande
come musica d'estate
poi la voglia sai mi prende
e si accende con i baci tuoi

Io con te sarò sincero
resterò quel che sono
disonesto mai lo giuro
ma se tradisci non perdono
ti sarò per sempre amico
pur geloso come sai
io lo so mi contraddico
ma preziosa sei tu per me

Fra le mie braccia dormirai
serenamente
ed è importante questo sai
per sentirci pienamente noi
un'altra vita mi darai
che io non conosco
la mia compagna tu sarai
fino a quando so che lo vorrai

Due caratteri diversi
prendon fuoco facilmente
ma divisi siamo persi
ci sentiamo quasi niente
siamo due legati dentro
da un amore che ci dà
la profonda convinzione
che nessuno ci dividerà.

Fra le mie braccia dormirai
serenamente
ed è importante questo sai
per sentirci pienamente noi
un'altra vita mi darai
che io non conosco
la mia compagna tu sarai
fino a quando lo vorrai

Noi vivremo come sai
solo di sincerità
di amore e di fiducia
poi sarà quel che sarà

coro:

Tra le mie braccia dormirai
serenamente
ed è importante questo sai
per sentirci pienamente noi
pienamente noi...

Se i matrimoni di oggi diventano una fiction


È l’aria più leggera, l’esplosione dei fiori, il risveglio della natura che mette in moto i riti più antichi e il matrimonio è uno di questi, antico o moderno, rituale per sancire un’unione, un progetto, un amore, ed è questo il suo tempo. Ragionando un po’ sull’iconografia dello sposalizio da un lato, e delle sue nuove modalità, contenute anche in segnali di spicciola antropologia, dall’altro, si può dire che ricorre con frequenza alla mente l’idea che più che mai questo nostro tempo sia carico di simboli esteriori, estetici, spettacolari più che di contenuti, il progetto, la responsabilità, la valutazione delle scelte e delle conseguenze.
Il matrimonio oggi è un grande circo Barnum, un set televisivo, una fiction cinematografica, una scelta spesso legata alla spettacolarità della scenografia, una celebrazione narcisistica più che un’impostazione etica o religiosa o per lo meno sentimentale.
La coppia spesso sceglie luoghi che siano carichi di suggestione, la casa di Romeo e Giulietta, le Isole Fiji o altro di esotico, la cima delle montagne, la mongolfiera, per i più semplici il mezzo scelto dal trattore al calesse, la 500 d’epoca o la Rolls e, se si va in giro per l’Europa, ci sono le Limousine rosa shocking bardate a festa che si parcheggiano da Kuala Lumpur o davanti alla chiesa di San Basilio a Mosca a ridosso del Cremlino. E fin qui c’è il mezzo e il luogo che deve stupire, da esibire come un memorandum o una proiezione pubblicitaria. Poi c’è l’abito di lui e di lei, e si va dal Fred Astaire e Ginger Rogers fino ai vestiti da star hollywoodiana in raso, satin, voile, lunghi, lunghissimi da dama di ottocentesca memoria con diadema incluso a Rossella O’Hara di "Via col vento" fino a una rivisitazione dei matrimoni celebri di Diana e Carlo d’Inghilterra o la Hunziker e l’ex Eros Ramazzotti fino alla Falchi e Ricucci con terrazze, tendoni, una kermesse che impegna sposi, famiglie e organizzazioni specifiche per mesi e mesi di prove, quasi fosse un kolossal da rivedere in cd, dischi incisi, foto digitali da consegnare a memoria per amici e parenti.
Fin qui il ragionamento analizza la deriva quasi abitudinaria della spettacolarizzazione sposalizia, anche carica di costi tali da far impallidire, in tempi di crisi, anche il più smargiassone, tipologia in ogni caso di matrimonializzazione rituale molto cara ai Paesi sudamericani, ma anche dell’Oriente e dintorni. Il matrimonio si priva così della sua ragione d’essere e spesso, finita la festa, spente le luci, smessi gli abiti da scena, consumato l’ultimo spaventoso clichè del viaggio di nozze, fondamentale per l’iconografia del rito, posati abiti e valigie, spesso è il silenzio a pesare sulla coppia che, non più protagonista della proiezione dei suoi sogni, si deve misurare sulla quotidianità, su quei dettagli sottili, impercettibili, che molto hanno a che fare con la necessità, per mantenere un equilibrio, di avere sintonia, fiducia, solidarietà; in sintesi l’amore che vuol dire complicità e armonia, dove si sommano le gioie e si condividono i conflitti, le diversità e, alla fine, anche i sacrifici.
Le coppie implodono, saltano, si dividono sempre più spesso in inutili conflittualità prive di significato, complici ancora una volta le aspettative di vita coniugale irreali dove si prende e non si dà, dove le condivisioni sono spesso competizioni, rivendicazioni, difficoltà a vivere la coppia e il matrimonio come progetto, non come Grande Fratello dei sentimenti spesso più infantili che reali. Il matrimonio non è un viaggio nell’otto volante della fantasia, è una complessa alchimia fatta soprattutto di buon senso e buona volontà, dove le persone, spenti i riflettori, imparano con pazienza a costruire assieme un futuro condiviso. Allora, la festa si fa, ma ci deve essere subito dopo il consenso perché la nostra coppia impari a vivere la vita per quella che è, trovando nella loro unione il vero trionfo dell’idealizzazione dei sentimenti, soprattutto dentro la rinuncia del proprio personale egoismo, e così forse si potrà dire: vissero felici e contenti.

Vera Slepoj

sabato 14 marzo 2009

La canzone d'autore italiana

Questo è un interessante sito : basta cliccare qui

http://www.italica.rai.it/monografie/canzone_italiana/index.htm
Un viaggio nella musica italiana, dai pionieri, agli autori più vicini alla tradizione folk , dai principali esponenti del pop ai complessi più significativi, dai menestrelli e ribelli ai cantautori che ancora oggi ci accompagnano.
È questo l'affascinante scenario offerto da La canzone d'autore italiana, uno dei siti monografici curati da RAI International con l'obiettivo di diffondere e promuovere anche in Internet la conoscenza della lingua e della cultura italiana.
Il sito si sviluppa attraverso una serie di biografie, suddivise per tema, dei protagonisti della canzone italiana, a partire dagli anni Quaranta fino ai giorni nostri. Ogni scheda dedicata ad un artista o ad un gruppo è corredata dai testi delle canzoni più famose, a cui segue una breve commento, e da una sezione Multimedia
Sfogliando le pagine del sito sarà così possibile rivivere pagine indimenticabili della storia artistica del nostro paese, attraverso i contributi di personaggi del calibro di Domenico Modugno, Gino Paoli, Luigi Tenco e altri esponenti della Scuola genovese, per poi passare ai "capostipiti" come Lucio Battisti o Enzo Jannacci, dedicare una tappa del viaggio a Giovanna Marini e alla Nuova Compagnia di canto popolare, e sostare poi nella sezione dedicata a Sentimento e dintorni che ospita, tra gli altri, Baglioni, Endrigo, Ruggeri. E ancora, il viaggio virtuale prosegue nell'Italian pop, per conoscere più da vicino artisti come Ligabue, Gianna Nannini, Vasco Rossi, Zucchero, o complessi come i Nomadi, le Orme, la Premiata Forneria Marconi, e arriva fino ai Menestrelli & ribelli come Angelo Branduardi o Pierangelo Bertoli.
Di prossima pubblicazione sono le sezioni dedicate ai Cantautori e alle Grandi interpreti.
Fonte
che contiene una selezione di filmati e di contributi audio tratti dall'Archivio Teche Rai.

lunedì 9 marzo 2009

Tempo di crisi, le acrobazie delle donne


Donne acrobate? Sì, oggi più di ieri, la gestione di sé e del proprio tempo, della propria capacità di lavoro e di reddito ma anche della famiglia e della casa, tra aspirazioni personali e frigo da riempire, richiede un pragmatismo efficace e strategico. Ne parla un libro, “Acrobate”, per l’appunto (Intermedia Editore, Brescia) in cui venti donne di fama e successo, ma anche realizzate senza notorietà, raccontano che cosa abbia significato per loro la sfida di affermarsi professionalmente cercando di conciliare affetti e ambizioni.
Dietro lo scintillìo della ribalta, o comunque di posizioni professionali indiscutibilmente di livello, emergono sacrifici, conflitti, rinunce, anche pesanti, di cui la più importante è la maternità............V enti racconti-intervista, con riflessioni stimolanti e acute su che cosa abbiano rappresentato, per le donne italiane, cinquant’anni di pillola contraccettiva, quarant’anni dal ’68, trent’anni dalla legge 194 sull’interruzione di gravidanza. Venti storie in cui molte donne si ritroveranno. Anche perché, se molto è stato fatto, moltissimo resta da fare: in più, nell’emergenza attuale, molte donne hanno già capito che bisogna serrare i ranghi, e subito.
....... Le donne costituiscono il 70% della forza lavoro nei servizi (istruzione, sanità, assistenza sociale) e solo il 25% dell’industria: in tempi di grave crisi economica le italiane, che operano in settori per ora più garantiti, rappresentano spesso la sola garanzia di stipendio in famiglia. Questo anche se il precariato colpisce più le donne (il Italia il 19% dell'occupazione femminile contro l’11% dei maschi) e queste, a parità di qualifica, guadagnano mediamente il 16% in meno.
Un’emergenza con crisi di nervi? No, non sembra proprio. Da millenni la maggioranza delle donne tira fuori il meglio di sé in tempi difficili. Che si tratti di malattia personale, di gravi problemi familiari, dalla malattia seria di un figlio o del marito, o di fattori sociali più generali, come l’attuale crisi economica, non c’è dubbio che nell’emergenza l’allenamento millenario ad affrontare le difficoltà con coraggio, determinazione e spirito di sacrificio porta moltissime donne a tirar fuori una grinta costruttiva, tenace ed efficace. Abbandonate velocemente tutte le piccole futilità, il cuore delle donne DOC torna a vibrare sui fondamentali, anche con un ritrovato gusto di sentirsi davvero preziose. ..........

L’ultimo studio Censis conferma che al momento gli italiani sono ancora senza panico, grazie soprattutto al risparmio personale e alla più oculata gestione delle spese, su più fronti contemporaneamente: il 48,2% dichiara che taglierà drasticamente i viaggi, il 35% i pasti fuori casa, il 33,8% l’acquisto di un nuovo veicolo, e, nel 32,9%, di abbigliamento e calzature. Il 25% taglierà in modo netto i prodotti elettronici, il 19,3% gli articoli per la casa, ma anche (17,9%) il cinema e i libri (ahinoi). Il 16,1% rinuncerà anche a massaggi e cure estetiche. Naturalmente, dato lo spiccato gusto per la qualità della vita che contraddistingue gli italiani, che tipo di scelte faranno per mantenere la gioia di vivere migliore possibile?
Ecco che le donne possono dare una gran mano: intanto riscoprendo l’ospitalità in casa, non più impegnativa come una volta, bensì leggera e condivisa. Ognuna porta qualcosa di fatto con le proprie mani e chi ospita prepara qualcosa in forno perché si sa che il “profumo di casa” mette tutti subito di ottimo umore. E sono naturalmente benvenuti gli uomini amanti della cucina che vogliano contribuire a questa convivialità ritrovata, a basso costo e felicità magari pure maggiore. I figli crescono e ogni anno hanno bisogno di abiti nuovi? Il “vintage”, la riscoperta degli abiti usati, sta diventando la regola per tutto il vestiario dei bimbi, culle e carrozzine comprese. Con un po’ di colore e di talento è possibile rinnovare col “fai da te” camerette e lettini, a costo quasi zero. Grandissima attenzione alle spese, tagliando tutto l’inessenziale che ci era diventato necessario. Un Feng-shui degli acquisti che prelude ad una maggiore essenzialità nella vita e nella casa, dove magari, viaggiando meno, si trova il tempo di curare due fiori sul balcone e viaggiare con l’anima, leggendo un libro in più.
Maggiore sobrietà, frenata drastica sul consumismo, minore accumulo di detriti e di immondizia, minore spreco di oggetti ancora utilizzabili. Certo, questo va contro l’invito a comprare che sosterrebbe l’economia. E tuttavia, in questo mondo intossicato dallo spreco, una maggiore sobrietà dei consumi - unita ad una riduzione reale delle tasse - potrebbe rivelarsi preziosa anche per il nostro equilibrio psichico.
A orientare le scelte, le donne più solide: quelle che credono ancora al valore del lavoro e dell’impegno, al senso di responsabilità personale, all’impegno etico e alla solidarietà (quella vera e non di facciata). Che amano la loro famiglia e sanno che senza sacrifici e senza costanza non si va da nessuna parte. Che sanno tenere il vento della fiducia e del coraggio, che sanno lavorare sodo e scegliere il meglio per la famiglia, senza manifesti e senza ostentazioni. Tutte quelle donne silenziose e operose, base strutturale millenaria di questa nostra Italia, che in tempi recenti di veline e narcisismi, vivevano nell’ombra e sembravano addirittura essere perdenti.
Donne acrobate della vita vera, donne silenziose e grandi, che da millenni ci aiutano a tenere il mare degli eventi avversi, quando i venti forti spaventano anche gli uomini gagliardi. Donne toste, che già si stanno preparando ad affrontare tempi più duri, con quell’intuizione della vita che sa, vichianamente, che da sempre le crisi succedono al benessere, con l’alternanza del respiro.
Alessandra Graziottin
Fonte : Il gazzettino


domenica 8 marzo 2009

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