E' ARRIVATO L'INVERNO!!...

mercoledì 25 agosto 2010

Lo sport come bene-essere


Lo sport è fonte di benessere per tutti, ma soprattutto per i ragazzi che, proprio per la loro età, stanno vivendo la crescita. Valorizzare lo sport significa aver capito che esso è necessario per uno sviluppo armonico sia fisico che psichico; i vantaggi sono molteplici, ma soprattutto esso fa da sostegno al genitore nell'educazione.

Conoscere le vere caratteristiche di personalità e le attitudini del ragazzo è il primo passo verso una corretta educazione anche allo sport.

L'adolescenza è un'età difficile proprio per i passaggi repentini che il ragazzo vive e che spesso subisce. L'attività sportiva deve avere quindi un posto importante nella vita dell'adolescente. Oggi più che mai i ragazzi sono sottoposti a martellamenti tecnologici che li portano a essere sempre ben preparati intellettivamente e a livello di performance, ma emotivamente fragili.

ESEMPIO A: grafia di un fragile

ESEMPIO B: grafia di un sicuro

L'attività sportiva permette al ragazzo d'oggi di veicolare le pulsioni aggressive, di misurare le proprie risorse, di sviluppare la parte fisica attraverso la coordinazione del movimento, fa sperimentare lo spirito di gruppo, lo distoglie dalla noia e dalla solitudine, gli fa assorbire le regole e gli insegna a viverle, imparando quindi il rispetto per sé e per gli altri.

ESEMPIO C: grafia di ragazzo senza regole

ESEMPIO D: grafia di un solitario

Il gioco di squadra è soprattutto divertimento e favorisce l'interazione sociale e la comunicazione; inoltre, sollecitando una sana competizione, fa assaporare il successo, ma permette anche di accettare la sconfitta, per cui è fautore di un insegnamento rilevante poiché, se pur abbassa nel ragazzino il naturale senso di onnipotenza, tuttavia lascia indenne la sua voglie di essere vincente. L'agonismo contrapposto all'individualismo narcisistico.

Lo sport serve anche per misurare la proprie forze e per conoscere quindi i propri limiti. Ma soprattutto esso è fonte di benessere spirituale poiché, rinforzando il fisico, fornisce un nutrimento indispensabile anche alla mente. Nel gioco il ragazzino scarica la sua naturale aggressività, veicolando la propria energia verso quegli obiettivi che egli stesso si è imposto di raggiungere. In questo modo egli può imparare e sviluppare le capacità di ordine e metodo che tutti sappiamo indispensabili anche nella successiva vita lavorativa.

Occorre che l'allenatore e l'adulto in generale conoscano la natura del ragazzo per evitare frustrazioni inutili, ma soprattutto è essenziale che il genitore non trasferisca sul figlio le proprie aspirazioni e i desideri di successo, spingendolo a essere "er più" senza conoscere le sue effettive risorse. In questo caso lo sport perde il suo effettivo valore che è innanzi tutto quello di divertire, far sognare ed educare, ma soprattutto di evitare quei surrogati che a volte i figli adottano per evitare la noia. E' ammessa l'identificazione col campione, ma è indispensabile evitare la corsa al dio denaro, cercando piuttosto di spronarli alla lealtà e all'orgoglio che la vincita sicuramente procura. Si tratta di ingredienti basilari per sentirsi vincenti e, perché no, un po' immortali.

Evi Crotti da:Il Giornale

giovedì 19 agosto 2010

Una composizione di notevole forza espressiva nei timbri e nei colori, che cattura l’ascoltatore dall’inizio alla fine, lo prende per mano, lo porta con sé, lo accompagna sui territori sconfinati dell’immaginazione.
Pino Pignatta

venerdì 6 agosto 2010

Attenti al computer Ruba la scrittura ai nostri bambini

di Andrea Tornielli
I piccoli cresciuti con tastiera e cellulare sempre più spesso soffrono di una sindrome che impedisce loro di scrivere correttamente: confondono minuscole e maiuscole, scambiano le lettere. Ma si possono curare

«I nostri bambini e i nostri ragazzi sono ormai abituati a scrivere usando la tastiera del cellulare o del computer. Fanno sempre più fatica a tenere in mano la penna, e aumentano in modo esponenziale i casi di "disgrafia". È importante intervenire per correggerli, ma senza considerare il fenomeno come una malattia».

La dottoressa Evi Crotti, psicopedagogista, autrice di molti libri in tema di età evolutiva e titolare di una Scuola di grafologia nonché di una seguita rubrica sul sito Internet del Giornale, non ha dubbi. Sempre più di frequente si presentano casi di bambini con difficoltà di scrittura, che scambiano di frequente le lettere, scrivendo «Q» al posto di «G» e «P», oppure «A» al posto di «O», oppure lettere minuscole al posto di lettere maiuscole. Sempre più spesso bambini e ragazzi fanno enorme fatica a scrivere le parole allineandole una all'altra.

«La disgrafia – spiega Evi Crotti – emerge quando il bambino incomincia la sua fase di personalizzazione della scrittura, indicativamente mentre frequenta la terza elementare. Spesso sono gli insegnanti a lamentarsi del disordine nella scrittura dell'alunno, che non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra le lettere e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede a salti, in salita o in discesa rispetto al rigo. Anche la pressione della mano sul foglio non è regolare e può apparire o troppo forte, o troppo debole. Talvolta si riscontra un'inversione nelle direzione del gesto di scrittura, che procede da destra verso sinistra».

Di fronte a questi casi sempre più numerosi c'è chi propone di sostituire la scrittura a mano in corsivo con quella in stampatello, oppure consiglia di affidarsi alla videoscrittura, cioè al computer. «Non è la risposta, ma un errore – spiega la grafologa – perché così facendo si presuppone che non sia possibile recuperare la necessaria abilità manuale per poter scrivere correttamente e si finisce per abbandonare il bambino o il ragazzo disgrafico davanti a una tastiera e a un video, accentuando i problemi e facendolo sentire diverso dagli altri che riescono ad esprimersi tenendo la penna in mano».

La Regione Lombardia ha approvato pochi giorni fa una legge che prevede l'erogazione di contributi alle famiglie, per facilitare i percorsi didattici degli studenti, favorire lo studio a domicilio dei soggetti con questi disturbi e garantire le condizioni che permettano loro di realizzarsi nella scuola. «Bisogna evitare – continua Evi Crotti – di ritenere i bambini disgrafici degli ammalati. Per recuperare la capacità grafica basta una rieducazione alla scrittura, che permetta a questi ragazzi di scrivere normalmente e dunque di inserirsi meglio nella scuola».

La Scuola di Grafologia Crotti organizza da tempo corsi di 6 lezioni per formare educatori e insegnanti della scuola dell’obbligo, addestrandoli ad aiutare bimbi e ragazzi a migliorare il grafismo (www.evicrotti.com). E offre anche la possibilità di interventi individuali su bambini che soffrono di disgrafia, con un percorso che mediamente prevede cinque incontri formativi per arrivare a risolvere il problema.

«Il fenomeno della brutta scrittura sta aumentando incredibilmente, anche a causa del modificarsi delle abitudini scrittorie dei nostri ragazzi – spiega il dottor Alberto Magni, medico e psicoterapeuta che collabora con il Centro Crotti – sempre meno abituati a tenere in mano la penna. Non bisogna drammatizzare, ma è possibile intervenire e risolvere il problema».

fonte. Il Giornale