E' ARRIVATO L'INVERNO!!...

lunedì 31 maggio 2010

domenica 30 maggio 2010

Acqua bene comune


Così S. Francesco: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora Acqua, la quale è molto utile et umile et preziosa et casta”. Nel libro sacro induista leggiamo: ”Acque, siete voi a darci la forza della vita. Aiutateci a trovare nutrimento così che ci tocchi grande gioia, voi che ci siete madri affettuose”.
Oggi consideriamo l’acqua come una banalità dovuta: non abbiamo ancora il senso del suo risparmio o di un suo uso intelligente. Eppure, dopo quella per il petrolio la prossima guerra sarà per l’acqua. La Turchia sta fermando nei suoi territori l’acqua del Tigri e dell’Eufrate, impoverendo Siria ed Iraq. In Palestina l’ Alta Galilea è piena di laghetti per l’irrigazione dei frutteti: è acqua rubata al Giordano e così il Mar Morto è sempre più secco e gli alberghi costruiti dalla Giordania si trovano ormai a 5 km dalla spiaggia. L’Egitto ha messo le dighe sul Nilo per ricavare elettricità: ha perso così il limo che concimava i terreni agricoli con le sue inondazioni: è costretto così ad importare sia concimi che cereali. L’ acqua sta diventando preziosa: nessuno deve distruggerla, abusarne, sprecarla, inquinarla. Dalla prima pagina della Bibbia si parla dell’ acqua come dono di Dio Anche se 1.400 milioni di persone oggi non hanno accesso all’acqua potabile, essa appartiene a tutti, perché appartiene a Dio. Non so se abbiamo fatto un affare a privatizzarla, come è avvenuto un tempo per il petrolio. I paesi del primo mondo lo hanno fatto e stanno sorgendo le multinazionali dell’acqua (Nestlè, Danone, Vivendi Generale ecc.): vedremo quel che succederà.
Si calcola inoltre che per la produzione di una sola bottiglia di plastica ci vogliono 3 litri d’ acqua e che sono 300 mila i tir necessari per trasportare in Italia 5 miliardi di bottiglie all’ anno.
L’acqua del rubinetto costa invece fino a mille volte meno ed è controllata più volte al giorno. Applicando dei miscelatori o dei “gasatori” risparmieremo tanta acqua senza alterare il gettito o la potenza del rubinetto. Proprio perché ci è cara, facciamo sì che, evitando gli sprechi, l’acqua non ci diventi più “cara”...
Fonte. La Campana

mercoledì 19 maggio 2010



Questa canzone mi piace molto per la musica,ma soprattutto per il testo.

martedì 18 maggio 2010

Educazione alimentare



Dalla " Cucina Italiana"leggo concetti educativi molto importanti che riguardano il rapporto dei bambini e dei ragazzi con il cibo, mediato saggiamente dall'intervento degli adulti. Ecco alcuni consigli:
Cercate di abituare i vostri figli a “capire” che cosa stanno mangiando; se cominceranno a farlo da bambini, diventerà una abitudine che li accompagnerà tutta la vita, svilupperà il loro gusto e il loro senso critico. Assaporate con loro quello che mangiate, e a tavola, inventate un gioco: vince chi indovina come è stato preparato il piatto o se un ingrediente è sbagliato, ce n’è troppo o troppo poco, quando un elemento può essere sostituito e con che cosa. Anche questo aiuta la conoscenza e il rispetto per il cibo e per chi l’ha preparato.

Non dimenticate mai che i pasti consumati tutti insieme a tavola hanno un ruolo formativo insostituibile; trasmettono calore, affetto, cultura e tradizioni. Il modello alimentare della famiglia resta impresso nella memoria per tutta la vita e verrà riprodotto con molta più forza di quanto si possa immaginare e, dato che i bambini sono molto influenzabili, è fondamentale che gli adulti si mostrino coerenti, senza lasciarsi troppo condizionare dal mercato dei consumi e dalla pubblicità, che spesso non coincidono con scelte di salute e benessere.
Ricordate che per accettare un nuovo cibo, i bambini devono assaggiarlo più volte, e a distanza di tempo: devono imparare a conoscerlo, riconoscerlo, toccarlo, magari prepararlo insieme a voi. Se non hanno questa possibilità, i cibi graditi saranno sempre troppo pochi! E meno si abituano ad apprezzarli, più monotono sarà il loro menu, con il rischio che diventino degli adulti incapaci di gradire la buona tavola e le novità, insomma di quelli che dovunque si trovino, anche all’estero, vogliono ordinare sempre spaghetti al pomodoro!
Quando andate al supermercato con i vostri figli, sforzatevi di coinvolgerli chiedendo di cercare insieme gli ingredienti necessari per realizzare la loro ricetta speciale. Una volta a casa, dopo che si saranno “esibiti”, non scoraggiateli con troppe critiche, ma apprezzate ciò che hanno preparato per voi anche se l’esecuzione non è stata perfetta. Piuttosto, parlatene per aiutarli a trovare la soluzione ai loro piccoli problemi culinari. In questo modo si sentiranno gratificati dalle vostre attenzioni e saranno stimolati a fare sempre meglio.
Vi siete mai chiesti cosa mangiano i vostri figli quando voi non li vedete. Se durante la giornata non siete con loro, cercate comunque di non perdere il controllo su quello che ingurgitano a merenda e su quanti snack facciano durante la vostra assenza o appena girate l’occhio. Se qualche volta una trasgressione può essere ammessa, non deve però diventare la regola, altrimenti si alterano le abitudini alimentari e ci vorrà un sacco di tempo per rimediare. I ragazzini non si pongono il problema di cosa sia sano, ma piuttosto di cosa sia buono per loro.
.....I bambini bisogna anche lasciarli "pasticciare " in cucina....

lunedì 17 maggio 2010

Il segreto della felicità


Che siano il denaro, la ricchezza, la possibilità di spendere allegramente? No. In testa alla classifica dei popoli felici stanno Costa Rica e Giamaica, paesi poveri, dove però la gente ha un senso gioioso del corpo. Che sia un matrimonio sereno e longevo? Nemmeno. Conta, ma non domina nella lista dei fattori predittivi più importanti della felicità fisica. Che siano la carriera e il successo professionale? No: costano troppo in termini di fatica, stress, sacrifici e limiti nella vita personale. Possono dare picchi di soddisfazione soprattutto quando si vince in una competizione difficile. Ma dopo queste vittorie, passata l’euforia iniziale ci si sente stanchi, svuotati, senza energia, quasi depressi.
Allora, qual è il fattore indicativo più importante della sensazione fisica di benessere, che ci dà energia, positività di sguardo sulla vita, fino alla felicità? Secondo gli studiosi di Harvard sono… la qualità e la quantità del sonno. Il sonno è il grande custode della nostra salute fisica di base, quella neurovegetativa, che regola cioè i nostri bioritmi: dal battito cardiaco alla pressione sanguigna, dal ritmo del respiro al buon funzionamento di tutte le ghiandole endocrine, dalla qualità dell’appetito alla buona digestione......
Il sonno profondo e ristoratore ottimizza serotonina, dopamina, endorfine, e ci fa svegliare al mattino riposati, sorridenti, pieni di voglia di fare, in grado di giudicare in modo giusto eventi e situazioni. Migliora la capacità motoria e la performance fisica, come ben sanno gli sportivi. In un mondo sempre più insonne, per ritmi di lavoro o per svago, e sempre più infelice nonostante il crescente benessere materiale, proteggere il proprio sonno è il modo più efficace per arrivare a sentirsi felici e ciò vale sia per i bimbi che per gli anziani. Se si dorme poco e male il nostro corpo diventa inquieto, irritabile proprio come un bambino che non ha dormito
Alla minima critica ci adombriamo e alziamo la voce. Aumenta l’impulsività verbale e poi fisica, che ci mette nei guai in coppia, in famiglia e sul lavoro. Aumenta l’inquietudine, si altera anche la nostra capacità di giudizio e piccoli problemi ci sembrano tragedie , piccoli torti diventano insulti da vendicare .Se poi continuiamo a non dormire la questione diventa più seria perché ci ammaliamo e il corpo diventa davvero infelice.Occorre rieducarsi al giusto e buon sonno.....
Fonte Il Gazzettino

Anoressia rischio concreto per le bambine


Prevenire e curare – Rischi e prevenzione dell'anoressia nelle bambine

- La riduzione qualitativa e quantitativa del cibo comporta non solo perdita di peso, ma il rischio concreto di bloccare o rallentare marcatamente il processo di crescita puberale;
- le conseguenze riguardano il blocco della crescita in altezza, con conseguente bassa statura, che è il segno più evidente, ma ripercussioni crescenti a carico del cervello e dell’equilibrio psicoemotivo;
- il difficile rapporto con il cibo polarizza tutte le energie, che vengono sottratte al grande impegno di crescere: le bambine possono sentirsi poco considerate e poco apprezzate, soprattutto nei periodi di grave crisi coniugale dei genitori o quando entrambi, pur restando insieme, sono super-impegnati sul fronte professionale;
- è indispensabile riconoscere – con dolore – che il problema esiste, ritrovare un’alleanza affettuosa tra genitori, anche separati, per il bene dei più piccoli e rivolgersi a professionisti preparati per l’aiuto specialistico necessario. Tanto prima, tanto meglio, per superare davvero bene il problema.
Fonte

venerdì 14 maggio 2010

16 maggio 2010 : Giornata mondiale delle comunicazioni sociali


L’inquinamento dello spirito

«Ogni giorno, attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula, con la conseguenza che il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono».
L'inquinamento dello spirito è una forma d’inquinamento tipica dei nostri tempi. Tanto diffuso quanto, forse, sottovalutato.
Ci inquietano i danni procurati dalle «polveri sottili» delle nostre città, il fastidio procurato dai miasmi liberati dalle discariche, il rischio dell’esposizione prolungata alle radiazioni elettromagnetiche… Ma quanto ci preoccupano le conseguenze del «male» presentato dai mass media, per molte ore al giorno, spesso in forme seducenti, appaganti, divertenti? Quanti padri e madri seguono i figli nella prolungata visione televisiva, nelle loro navigazioni internettiane, nelle frequentazioni di gruppi «virtuali» o di personaggi sconosciuti? Recenti studi hanno lanciato l’allarme educazione contro la valanga di volgarità, urla, litigi e violenza a cui sono sottoposti ogni giorno milioni di giovanissimi telespettatori (in Italia ci sarebbero oltre 6 milioni di bambini tra i 5 e i 15 anni, che trascorrono dalle 3 alle 4 ore al giorno davanti al piccolo schermo). È urgente cogliere lo spessore morale delle nostre scelte quotidiane, assumendo la consapevolezza dei rischi di tecnologie mai neutre, perché c’è un altro inquinamento, meno percepibile ai sensi, ma altrettanto pericoloso. È l’inquinamento dello spirito, quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia».Molti vantano lunghe liste di amici su Internet, e magari non salutano il vicino di pianerottolo o il fratello del piano di sotto. C’è chi sta ore a parlare con una sconosciuta che non vedrà mai, per poi non considerare la vicina di casa.
Di fatto, le attuali tecnologie della comunicazione (personale e di massa) amplificano le possibilità di bene, di incontro e cooperazione, ma anche, purtroppo, l’egoismo individualista e isolazionista, l’anonimato razzista, la sete di guadagno facile, l’aggressività e l’esibizionismo bullista.
I mass media tradizionali tendono a farci sentire sempre come spettatori, «come se il male riguardasse solamente gli altri e certe cose a noi non potessero mai accadere» Le cose sono rapidamente cambiate con la diffusione della telefonia cellulare, prima, e di Internet, poi. Oggi le possibilità di agire in prima persona si moltiplicano: basta pensare alla possibilità di diffondere foto e filmati e di interagire tramite i cosiddetti social network (Facebook, Twitter…).
Tutti possono contribuire al clima morale dei nostri paesi e città: nel bene e nel male. È piuttosto sterile fermarsi al lamento sulla tristezza dell’epoca in cui viviamo, rassegnati al basso livello dei programmi televisivi e alla decadenza delle famiglie. Nel nostro piccolo, possiamo agire in controtendenza. Comunicare il bene ha la forza di «bonificare» un ambiente spiritualmente inquinato. Possiamo diventare " luce che brilla nelle tenebre". Non è affatto indifferente cosa scegliamo di guardare in Tv, di acquistare in edicola, di cliccare su Internet. Ogni piccola scelta può contribuire a premiare l’onestà, a incoraggiare al bene, ad avanzare su una via migliore.


giovedì 13 maggio 2010

I’ Ottimismo: il lato in fiore della vita


“Il nutrimento che rende più stimolante il cammino della vita”
Questo nutrimento rende decisamente la vita più piacevole e spesso aiuta a superare le difficoltà con un modesto sforzo.
Ci riferiamo all’ottimismo, (non in questo caso al vino!!) ) ovvero alla capacità di vedere l’aspetto positivo delle circostanze e dei fatti.
Il famoso aneddoto del bicchiere di vino che l’ottimista vede per metà pieno ed il pessimista per metà vuoto rende effettivamente l’idea di come si possa valutare diversamente una stessa situazione.
Ci sono taluni che sono naturalmente ottimisti, portati cioè a cogliere l’aspetto migliore delle persone e di ciò che accade.
Per altri è esattamente l’opposto: rilevano di continuo difetti e mancanze e vivono con un continuo senso di insoddisfazione.
1 Voler essere ottimisti
se non siamo particolarmente portati per carattere all’ottimismo dobbiamo richiedere a noi stessi uno sforzo per modificarci. Non è facilissimo: è necessario fare ogni volta una operazione di passaggio, mentale ed emotiva, dall’impressione negativa alla positiva. Non automaticamente però, ma cercando di vedere davvero in quello che succede l’aspetto migliore. Un buon esercizio è fare ogni sera un resoconto della giornata, in prima analisi come cronaca di avvenimenti, e in un secondo tempo cercando di trarre da ogni incontro e da ogni fatto avvenuto l’aspetto più positivo possibile: un piacere, un motivo di allegria. Per ottenere questo risultato bisogna predisporre la mente e il cuore, cercando di abbandonare durezze e asprezze, aprendo occhi speciali, capaci di vedere tesori nascosti che possono rendere più lieve la vita.
2 Trasmettere ottimismo
Non basta caricare con un sorriso il cuore, è importante quanto riusciamo a comunicare questo sorriso agli altri, alle persone imbronciate, avvilite, che si lamentano sempre… Bisogna pur reagire! Questa forma di esercizio aiuta a rivalutare molti aspetti che spesso si considerano negativi perché ispirati dai nostri malumori e contribuisce a diffondere il nutrimento dell’ottimismo, che non dovrebbe proprio mancare nella dieta dello spirito di ciascuno.
Fonte

martedì 11 maggio 2010

Anche in amore la dipendenza può essere fatale


«Senza di te non vivo«. Ohi, ohi, allarme rosso! Donne e uomini, se il/la partner vi seduce con frasi così assolute, non crogiolatevi nell’illusione di essere diventati improvvisamente irresistibili. No. Qui è in agguato una catastrofe. Perché chi dice “senza di te non vivo” dichiara non tanto l’eccellenza dell’amato/o, quanto la propria incapacità di vivere trovando in sé le ragioni per stare al mondo con gusto e soddisfazione. Mi si dirà: dove lo mette il piacere di sentirsi indispensabili, amati con passione in modo assoluto? E la sensazione da brivido di sentirsi unici, essenziali, preziosi? Il punto è che si può amare con passione, e trasporto travolgente, senza farsi intrappolare in un amore dipendente. Seducente come un sirena, non c’è dubbio, e mortifero come un veleno.
Ulisse, che era accorto e prudente, di fronte al canto delle sirene si fece legare dai suoi marinai all’albero della nave: per deliziarsi struggentemente con quel canto – e il desiderio viscerale dell’irraggiungibile – ma salvarsi al tempo stesso da un naufragio di sé senza ritorno. Naufragio invece in agguato per chi sente in quella musica fatta di “…senza di te” vibrazioni e sintonie lungamente attese. Che ci portano a lanciarci in amori rischiosi, quanto più dentro di noi abbiamo attive le perigliose corde dell’”Io ti salverò”. Corde apparentemente buone, in realtà malignissime, che noi donne suoniamo con più struggente voluttà, sottilmente autodistruttiva, degli uomini.
Perché questa visione nera dell’amore dipendente? Nel migliore dei casi, l’amore dipendente è un amore geloso e possessivo. Con le sue spire sottili, comincia a limitare il campo d’azione e di vita: se all’inizio è geloso/a di potenziali rivali, diventa pian piano territoriale (nel senso “qua ci sto io e nessun altro”) su tutti i fronti. Con strategie diverse, l’amore dipendente allontana gli amici (dell’altro/a), soprattutto quelli più cari. Crea competizione nei confronti del lavoro: “Perché non torni prima?”; “Lavori troppo!”; “Mi trascuri!”. Divora ogni giorno dosi crescenti di energia vitale, lasciandoci inquieti e sempre più insoddisfatti. Crea barriere su barriere nei confronti del tempo libero, di hobby e sport: con la scusa di “fare tutto insieme” il dipendente finisce per controllare ogni mossa e ogni svago, anche perché è in genere meno vitale e ha molti meno interessi di chi ha un buon baricentro affettivo. E, attenzione perché il segnale è pericolosissimo, cerca l’isolamento anche nei confronti della famiglia d’origine.
La coppia in cui uno dei due è dipendente rischia la morte affettiva per asfissia. Rischio in genere più concreto se il dipendente è lui. Se è lei, il danno alla coppia è minore, perché i maschi da millenni hanno sviluppato strategie e anticorpi efficienti per limitare l’effetto costrittivo di una donna dipendente, e perché da millenni hanno controllato la libertà di lei gestendone più o meno accortamente anche la dipendenza economica, oltre che affettiva. Nei casi di dipendenza affettiva più radicata e profonda, il rischio di morte diventa concreto, fisico, soprattutto nei casi in cui la donna chieda la separazione o comunque se ne vada. Superata la fase sognante, schiacciata dal controllo ossessivo e da una dipendenza che nel tempo mostra il suo volto più costrittivo e vampiresco, lei osa risognare di essere libera, autonoma, di nuovo pienamente se stessa. E allora lui, che davvero non vive senza di lei, può arrivare ad ucciderla: per paura di perderla davvero, per rabbia, per delirio di onnipotenza, per furore contro il (presunto o futuro) rivale: “Se non ti ho io, non ti avrà più nessuno”, a volte travolgendo nella morte anche i figli, o se stesso, come tanti tragici casi di cronaca recente hanno mostrato.
E allora? Sì all’amore-passione, sì all’entusiasmo, sì all’attrazione di pelle, sì alla vertigine di sentirsi incantati, sì al progetto di vita che ci rende felici per un mese o per sempre. Ma attenzione alla dipendenza: anche in amore può esserci fatale. Due cuori, una capanna e… un’asfissia.
www.alessandragraziottin.it

Zucchero o dolcificante?


Lo zucchero, o saccarosio, è una sostanza priva di valore nutrizionale ma che determina un notevole apporto calorico. Un suo consumo eccessivo può contribuire all'insorgenza di alcuni quadri patologici come l'obesità, la carie dentale e il diabete mellito.
Zucchero di barbabietola e zucchero di canna sono entrambi costituiti da saccarosio quasi al 100% e forniscono la stessa quota energetica. Lo zucchero di canna, a differenza dello zucchero di barbabietola, presenta un caratteristico color miele e sapore aromatico, in quanto non viene raffinato ma lasciato grezzo. Negli ultimi tempi la ricerca ha portato alla sintesi di numerosi dolcificanti che possono essere utilizzati in alternativa allo zucchero da quelle persone che, per qualsiasi motivo, non lo possono consumare. Il dolcificante ottimale dovrebbe possedere determinate caratteristiche:
gusto dolce sovrapponibile a quello dello zucchero, rapidamente percepibile e persistente
assenza di retrogusto
incolore in soluzione ed inodore
stabile dal punto di vista chimico e termico
non tossico

Edulcoranti naturali e sintetici


In base alla provenienza i dolcificanti possono essere suddivisi in:
naturali, come il fruttosio (levulosio), il destrosio, i polialcoli (sorbitolo, xilitolo, mannitolo), il miele, gli sciroppi di amido;
semisintetici, come l'aspartame;
sintetici, come la saccarina, il ciclammato, l'acesulfame.
In linea generale, gli edulcoranti naturali hanno potere dolcificante sovrapponibile a quello del saccarosio, con potere calorico uguale o di poco inferiore a questo: sono perciò detti ''dolcificanti calorici o di massa'' (bulk sweeteners). Anche questi dolcificanti, così come lo zucchero, favoriscono la carie dentale (ad eccezione dello xilitolo), anche se in misura minore rispetto allo zucchero.
Gli edulcoranti sintetici o semi sintetici hanno potere dolcificante molto maggiore di quello del saccarosio e, essendo impiegati in quantità molto basse, danno un contributo energetico pressoché nullo (high intensity sweeteners).
La DGA (dose giornaliera accettabile)
La DGA (mg di sostanza/kg di peso corporeo/die) corrisponde alla quantità massima di dolcificante che può essere assunto con sicurezza nelle 24 ore ed è calcolata in base a criteri restrittivi, essendo di solito di molto inferiore al dosaggio massimo che nell'uomo non produce alcun effetto significativo. Il calcolo della quantità di dolcificante assunto nel corso della giornata deve essere fatto tenendo presente tutte le fonti di ingestione di quel tipo di edulcorante (ad esempio anche di quello contenuto nei prodotti cosiddetti light).

Il fruttosio

Il fruttosio (o levulosio) è un monosaccaride contenuto normalmente nella frutta. Presenta basso potere cariogeno, fornisce 4 Kcal /g, e il suo potere edulcorante, circa 1,5 volte superiore a quello del saccarosio, consente un risparmio calorico minimo. Sebbene il metabolismo del fruttosio sia indipendente dall'insulina, quando viene superata la quantità di 40 g/die esso viene trasformato in glucosio. Per questo motivo le persone diabetiche non devono oltrepassare il limite massimo di assunzione giornaliera di 40 g di fruttosio; in questo calcolo va tenuto presente anche la quota presente negli alimenti specifici per diabetici, spesso molto elevata.
In quantità elevate il fruttosio può causare diarrea, dolori addominali e flatulenza. Trattandosi di una sostanza naturale, è perfettamente innocua (motivo per cui non ne è stata stabilita la DGA), ma deve essere usato con precauzione nelle persone con alterata funzione renale e gravi disturbi al fegato.

I polialcoli

Fanno parte dei polialcoli sia i monosaccaridi (mannitolo, sorbitolo e xilitolo) che i disaccaridi (maltitolo, lattitolo). Hanno un potere dolcificante uguale o di poco superiore al saccarosio, ma in genere non sono cariogeni e sono pertanto utilizzati in prodotti quali caramelle o chewing-gum ''senza zucchero''. Il metabolismo dei polialcoli è indipendente dall'insulina; sono quindi indicati nei diabetici. In seguito all'assunzione di queste sostanze, si può manifestare un effetto lassativo, riconducibile ad un effetto di tipo osmotico a livello intestinale. Fra i polialcoli, i più utilizzati nell'industria alimentare sono: mannitolo, sorbitolo e xilitolo.
Il mannitolo, a causa dello scarso potere edulcorante, è generalmente utilizzato per lo più per gli effetti lassativi. E' poco assorbito e l'effetto lassativo si manifesta con dosi di 10-20 g. La DGA è 50 mg/kg peso corporeo/die.
Il sorbitolo ha un potere edulcorante inferiore al saccarosio e generalmente non viene utilizzato da solo, ma in associazione alla saccarina per mascherarne il retrogusto metallico. Essendo scarsamente assorbito dal tratto digerente, risulta ipocalorico pur avendo le stesse calorie per grammo del saccarosio. Come il mannitolo possiede una bassa cariogenicità e presenta effetti lassativi (alla dose di 50g/die). Non è stata fissata la DGA; tuttavia, per il suo effetto lassativo va utilizzato con moderazione.
Lo xilitolo ha potere edulcorante pari a quello del saccarosio. Viene generalmente impiegato nella formulazione di prodotti per l'igiene e la salute dei denti, grazie alla completa acariogenicità.

L'aspartame

L'aspartame è l'edulcorante attualmente più noto ed utilizzato, per il suo elevato potere dolcificante (circa 200 volte maggiore del saccarosio) e per l'assenza di retrogusto amaro. L'aspartame è formato da due aminoacidi, l'acido L-aspartico e la L-fenilalanina, ed è presente naturalmente in molti cibi. Non è cariogeno (non favorisce cioè la carie) e non influenza la glicemia (è quindi indicato nelle persone diabetiche). Il potere calorico è pari a quello del saccarosio (4 Kcal al grammo), ma, di fatto, essendo consumato in quantità bassissime per l'elevato potere edulcorante, non incide sulla quota calorica ingerita. A temperature elevate l'aspartame si altera e perde il potere dolcificante; non può quindi essere impiegato in cibi che richiedono la cottura. Esiste una controindicazione assoluta per le persone affette da fenilchetonuria. La DGA dell'aspartame è piuttosto elevata (40 mg/kg peso corporeo/die) tanto che lo si può considerare un dolcificante sicuro dal punto di vista tossicologico.

La saccarina

La saccarina ha un elevatissimo potere edulcorante (circa 500 volte superiore al saccarosio), non viene metabolizzata dall'organismo e quindi non fornisce calorie. Essendo stabile al calore, può essere utilizzata nei cibi che vengono sottoposti a cottura. Possiede tuttavia un retrogusto metallico e amaro difficilmente tollerato; per ovviare a questo inconveniente, nei prodotti commerciali viene spesso associata ad altri dolcificanti. La DGA della saccarina è 2,5 mg/kg peso corporeo/die. Negli anni '70 studi su animali avevano fatto sorgere il dubbio che la saccarina fosse cancerogena, ma a tutt'oggi nessuno studio nell'uomo ha confermato questa ipotesi.

L'acesulfame K

L'acesulfame potassico è un dolcificante circa 200 volte più potente dello zucchero e non possiede retrogusto amaro. Inoltre è stabile in soluzioni acide e ad elevate temperature; può essere quindi utilizzato in cibi che vanno cotti. Non essendo metabolizzato dall'organismo non fornisce calorie; è inoltre acariogeno. La DGA è di 9 mg/kg peso corporeo/die e, nell'ambito delle dosi raccomandate, è considerato sicuro dal punto di vista tossicologico.
I ciclamati
Si utilizzano il ciclamato di sodio e il ciclamato di calcio, fra loro equivalenti. Queste sostanze sono dalle 25 alle 50 volte più dolci dello zucchero, sono stabili al calore (possono quindi essere sottoposte a cottura) e sono acariogene.
I ciclamati sono generalmente impiegati in associazione ad altri edulcoranti in particolare nei prodotti ''light''. Il ciclamato di sodio è da evitare se si sta seguendo una dieta a basso tenore di sodio e durante l'assunzione di antibiotici come la lincomicina (es. Lincocin), perché ne riduce l'assorbimento. La DGA è di 11 mg/kg peso corporeo/die. Il permanere di incertezze sulla sicurezza di questa sostanza ha fatto si che alcuni paesi, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, adottando un principio di massima precauzione, ne abbiano vietato l'us
Fonte

lunedì 10 maggio 2010

Il mese di maggio






Quand’ ero ragazzino mamma mia me diceva:
“Ricordati figliolo: quando ti senti solo
tu prova a recitar n’ Ave Maria.
L’ anima tua da sola spicca il volo
e si solleva come per magìa!”
Ormai son vecchio, il tempo m’ è volato;
da un pezzo s’ è addormita la vecchietta,
ma quel consiglio non l’ ho mai scordato:/
quando mi sento veramente solo
io prego la Madonna benedetta
e l’ anima da sola prende il volo!”.
Così Trilussa, poeta che scriveva però in romanesco.

Dante, Petrarca, Boccaccio, Jacopone da Todi, Tasso, G.B.Vico, Savonarola, Pascoli, Manzoni, Ungaretti, Rebora, Turoldo, Pasolini…….. ci hanno lasciato liriche intense dedicate a Maria delle quali, però, non c’ è traccia nei libri dei nostri ragazzi. Oh saggezza “laica” dei nostri editori!!!
Eccone un saggio:
* Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura..Donna, sei tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a Te non ricorre, sua desianza vuol volar senz’ ali. La tua benignità…. molte fiate… al dimandar precorre. (Dante)

* Vergine bella che di sol vestita, piacesti sì che in te sua luce nascose, amor mi spinge a dir di te parole, ma non so cominciar senza il tuo aiuto…. Soccorri alla mia guerra, benché io sia terra e tu del ciel regina. (Petrarca)

* O Regina degli angeli, che adorni il ciel coi tuoi lieti sembianti… Io spero in te come ho sempre sperato, purificami l’ amor che ti porto e ti ho sempre portato. (Boccaccio)

* Io misero uomo, sospirando chiamo te, Vergine santa e pura, al fin che tu mi sia scorta sicura, nel fido porto ch’ io sospiro e bramo. Tu sola fosti il benedetto ramo. (G. B. Vico)

* O gioia! C’è ancora gioia, in quest’ umida notte, preparata per noi da te Maria (Pasolini)

* Come possiamo cantarti, o Madre, senza turbare la tua santità, senza offendere il tuo silenzio? Sei la nostra natura innocente, la nostra voce prima della colpa, il solo tempio degno di Lui. Vergine, madre della grazia, stendi ancora il tuo velo sui campi devastati e ritorna (Turoldo).

Maria è anche la Mamma degli orfani e di chi ha avuto una mamma sbagliata.
Fonte

domenica 9 maggio 2010

Auguri per la festa della mamma


Anche se sei avanti con gli anni sei la mamma che mi ha donato la vita, la gioia di vivere, di giocare, di amare, crescere e pensare.
Sei la madre di ogni mio passo, mi hai tenuto per mano e mi hai teso sempre le tue e, anche se non saprò farti sparire le rughe, saprò accarezzarti in ogni mio sguardo.
Per questo e per tutto ciò che hai saputo donarmi ti sarò sempre grato.-- Marco Giannetti

Da "Pensieri e parole" di Marco Giannetti

giovedì 6 maggio 2010

Raddoppia il risparmio. Per ogni euro che metto da parte ne ricevo un altro in regalo

logo Raddoppia il risparmio

Che cos'è

"Raddoppia il risparmio" è un programma di educazione al risparmio che il Comune di Venezia - Assessorato alle Politiche Sociali ha attivato in collaborazione con Banca Etica. Prevede un corso di formazione sul risparmio rispetto ad un progetto di finanziamento specifico finalizzato ai figli e al miglioramento delle condizioni di vita, con l'erogazione di una quota integrativa da parte del Comune di Venezia pari all'importo risparmiato fino ad un massimo di 1500 euro.
Il programma è rivolto a 30 nuclei familiari residenti nel Comune di Venezia selezionati fra quelli che ne faranno richiesta, con reddito ISEE complessivo del nucleo familiare tra i 5500 e i 17000 euro e con almeno due figli di età da 0 a 20 anni compiuti o in attesa del secondo.

La modulistica per aderire al programma "Raddoppia il risparmio" è reperibile preso gli URP oppure qui sotto.

Le richieste di adesione vanno presentate al Comune di Venezia entro il 28 maggio 2010.


Per informazioni:
Comune di Venezia - Osservatorio Politiche di Welfare
Via Verdi, 36 - 30174 Mestre (Venezia)
tel. 041.2749681 (segreteria telefonica)
e-mail: ops@comune.venezia.it