E' ARRIVATO L'INVERNO!!...

domenica 15 giugno 2008

Mentalmente



QUANDO LA PREGHIERA DIVENTA ARMA

Gli antichi pregavano il cielo, poi la terra e i suoi elementi. La preghiera nasce con lo sguardo, pian piano ha come azione l'incontro con tutto ciò che è visibile e invisibile. La preghiera è un rituale antico, interiore, fisico e mentale, solitario, musicale, una nenia ripetuta, un percorso di voci, versetti, enunciazioni, narrazioni, ma è anche immaginazione, creazione interiore, allargamento del vuoto per farci entrare i contenuti di un pieno esistenziale ed emotivo.Si prega se si vuole, se si è capaci, allenatori, ma anche innocentemente sprovveduti e sprovvisti di conoscenza, regole e significati. Al chiuso, all'aperto, nei boschi, nei prati, nelle chiese, nelle case, nei luoghi di culto, moschee o templi e monasteri, tra dune infinite, montagne e deserti solitari, l'uomo ha pregato la natura prima, figure monoteiste poi. Si prega come ritmo spirituale dell'enunciato o della parola, con la voce alta o bassa, al tramonto, di notte, a mezzogiorno, si invoca, si chiede, si ripete un nome, una frase, un ricordo. Si prega anche per raccomandarsi, per genuflettersi al potere, a chi può ascoltare, a chi può ricevere, a chi può togliere o dare. Si dibatte oggi nell'uso e abuso dei luoghi di culto, strumenti involontari delle violenze e del pensiero, la violenza delle religioni nasce per fini ideologici, politici, economici, allora la preghiera come necessità, come tramite di ciò che si è, si vuol essere, il mantenere intatto il proprio desiderio di spiritualità e religiosità, può diventare come il caso di Treviso, dove fedeli musulmani chiedono luoghi per pregare, contesto ma anche pretesto di un conflitto ormai strutturale nelle pieghe dell'abuso e uso della religiosità. Buddhisti, induisti, animisti, ortodossi, protestanti e ancora altre declinazioni delle religiosità in giro per il mondo sono ben presenti e molti moltissimi cittadini nel nostro paese ne sono praticanti, eppure in tutti questi anni e anni di presenze non ci sono state polemiche, non si è sentita la necessità di referendum, non si sono disturbati opinionisti e dintorni, non se ne è sentita la necessità a differenza di questi ultimi anni dove la questione religiosa è diventata un paradigma strumentale, di ideologia politica ben precisa a prescindere dal grande tema della religione. Se da un lato si dibatte sulla presenza del Papa in una università non si capisce perché le amministrazioni, i Comuni, Province e Regioni si debbano interessare della costruzione di moschee, minareti, ma se fossero anche chiese o templi di altro genere avrebbe la stessa valenza, sembra quasi un paradosso. Ben altra cosa è la preghiera, non è uno strumento, semmai è un evento, occasione, relazione, sublime incontro con il pensiero interiore, con l'emotività di essere sospesi nel sacro, nel divino, nello stupefacente, nell'immanente, preghiere che ti allontanano dalle cose per farti arrivare allo spirito, quella breccia che nasce nell'uomo e si libera nel costrutto che la preghiera racchiude, grande contenitore dell'animo. L'individuo ha pregato da sempre, la notte, guardando il giorno, nei temporali, nel desiderio di proteggersi dagli eventi funesti, andando in guerra, seppellendo i morti e nella nascita dei bimbi. Le preghiere sono poesie, piegati, inginocchiati, mani aperte o chiuse, allargando le braccia verso il cielo, con nenie, con canti, con parole terribili o sublimi, la preghiera è nata così, spontanea, come bisogno di dirigere un senso verso quel cielo perduto, con l'idea forse che qualcuno senta, un bisogno di pensarsi da sempre congiunti a tutto ciò che non è materia e non è visibile. Si prega seduti o camminando, piegati o dritti in piedi, il luogo è un simbolo, un contenitore e se al posto del cielo e della terra c'è una cupola o una moschea, se il contenitore rasserena, se le preghiere sono una via perché l'ascolto sia reale e il pregare sia un diritto non un dovere di tutti gli uomini e di tutti i popoli, allora sarebbe il giorno utile per pensare a una unica casa della preghiera, senza tempo e senza confini, forse così tornando alle sue origini la preghiera, quella dell'anima, avrà un vero fine e un suo vero ascolto.
Vera Slepoj
Fonte: Il Gazzettino

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