E' ARRIVATO L'INVERNO!!...

lunedì 30 marzo 2009

E improvvisamente le api sono tornate


Lo diceva anche Albert Einstein: «Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita». La sua era una previsione un po’ catastrofica, ma non lontana dalla realtà, visto l’allarme lanciato negli ultimi anni dagli apicoltori che si sono trovati di punto in bianco gli alveari vuoti.
Scomparse, come svanite nel nulla e per giunta senza che ci fosse un motivo apparente: volatilizzate nel vero senso della parola, lasciando desolatamente vuote le celle. Chi incolpava i fitofarmaci chi le onde magnetiche che disorientano gli operosi insetti, chi addirittura chiamava in causa i cellulari o il buco nell’ozono. Fatto sta che i vasetti di miele, anche nel "dolcissimo" Nordest leader nella produzione, si sono improvvisamente svuotati provocando gli alti lai dei produttori.
E’ bastato un fiore di mandorlo e un pallido raggio di sole per riaccendere le speranze: in California le api sono tornate a volare, o meglio, sono proprio tornate. Quasi si fossero presa una lunghissima vacanza chissà dove, senza avvisare e senza preoccuparsi che il loro lavoro era davvero prezioso per la collettività.
Certo, il miele piace più o meno a tutti e soprattutto a Nordest il mercato è florido, ma non è solo quella alimentare la loro occupazione: impollinare è infatti il primo e fondamentale compito.
Ma se il timido fiore di mandorlo americano ha riacceso, e ancora non si sa perchè, il volo delle suddette, qualcosa deve essere accaduto anche nei campi italiani, visto che le api stanno tornando a volare anche da noi.
Gli esperti chiedono prudenza: qualche battito d’ali non azzera il problema. E’ solo un timido quanto promettente fenomeno di ripresa. Il primo a non volersi sbilanciare è Franco Mutinelli, dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, tra i più grandi esperti internazionali della materia, promotore ogni anno di un incontro a livello nazionale con gli operatori del settore (domenica 5 aprile): «C’è una ripresa - sottolinea - che ancora non siamo in grado di motivare. In parte può essere legata all’azione di ripopolamento messa in atto per arginare la perdita, ma probabilmente qualcosa di nuovo è avvenuto. E se il cielo degli Usa comincia a ronzare, anche quello italiano sta cominciando a mostrare qualche battito d’ali in più.
Catastrofe ambientale scongiurata? Forse. Certo che lo scorso anno si erano volatilizzate il 50 per cento delle api che rappresentano per l’Italia un vero e proprio patrimonio: non è un danno quantificato solo per lo scorso anno in 40 milioni, il 7 per cento dei quali nel Veneto, del resto il miele è un prodotto molto importante per l’Italia. Gli alveari in Italia sono circa un milione e 157mila, come una azione che supera le 10 mila tonnellate. Lo scorso anno si è dovuto comunque stare all’estero una quantità equivalente da Argentina e dei paesi dell’Est.
Il Veneto è tra le ragioni che producono di più: 2300 apicoltori e una stima di 88 mila alveari. «La perdita annuale negli alveari si era attestata attorno al 40% delle popolazioni esistenti. In alcune realtà si era arrivati addirittura al 60 per cento», sottolinea Mutinelli. E adesso, rassicurato dagli inattesi fruscii, il comparto spera davvero nella rinascita.
Daniela Boresi

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