domenica 5 aprile 2009
Il sorriso, un’arma diplomatica di Vera Slepoj
Già nel mondo della psicanalisi, anche per Sigmund Freud, il «motto di spirito», la battuta scherzosa o ironica trova spazio, forma, individuazione sia come intrusione terapeutica o funzionale, sia nel mondo più legato alla quotidianità come rottura inconscia o razionale di una sovrastruttura. Berlusconi, a cui sono dedicate le prime pagine dei maggiori quotidiani internazionali, si è guadagnato tale imprimatur proprio per aver utilizzato una forma traslata, diversificata, del motto o battuta di spirito, nel G20 rompe gli schemi del protocollo rigide di Buckingham Palace e pure sulla iconografia fotografica di rito.
Spezzare gli indugi, talvolta come il motto di spirito, alleggerisce la penombra emotiva, consente di migliorare una comunicazione, può dare spazi, ad esempio nel lavoro psicanalitico, a una ricollocazione del messaggio simbolico. Utilizzando le performances del nostro presidente del consiglio possiamo entrare per un attimo ad analizzare cosa vuol dire nel mondo delle relazioni sociali la battuta di spirito, l’uso terapeutico della comicità, la ben nota terapia del sorriso e quanto si è scritto e detto sulla risata come fonte di salute psicologica. In parte è così, anche se c’è l’aspetto contraddittorio di queste forme comportamentali, ossia l’abuso di tali modalità, quando ad esempio, non si riesce a sostenere le regole, quando ridere, scherzare e minimizzare può diventare un modo per rimuovere, per non affrontare i problemi o quando l’individuo vuole risultare simpatico sempre e comunque utilizzando battute, barzellette, comportamenti esemplari ed eccessivi, l’eccellere insomma come lo stupire fa sì che tali personalità possano compromettere però i propri risultati riducendoli e semplificandoli, magari per ridurre l’ansia, l’angoscia, la paura di un fallimento. Il sorriso viceversa, l’ottimismo, la positività se non diventano una fuga o altro come abbiamo detto, sono una risorsa, un esempio di flessibilità da preferire sempre e comunque alle rigidità. Un sistema mentale, un pensiero rigido o unilaterale che non dà vie d’uscita all’individuo può spezzare l’anima, la mente, può frantumare in ognuno di noi l’idea di se stessi, può far morire la creatività. Generalmente è preferibile non dare giudizi perché il giudizio ha bisogno ad esempio di rigore, di verità assolute, di regole strette, tutti aspetti che possono portare ognuno di noi ad essere intolleranti o addirittura visionari, chiusi nelle proprie convinzioni dove la rigidità diventa non solo difesa, una chiusura, impenetrabilità, impraticabilità, un mondo inaccessibile che esclude il confronto, che talvolta rende inaccettabile il mondo degli altri, impoverendo le proprie idee, rendendole sterili e improduttive. Essere flessibili allora è sempre preferibile, dà più possibilità ad ognuno di noi di uscire dall’imperfezione, dal senso di impotenza e di frustrazione, in fondo la battuta di spirito quindi può diventare un’occasione che non risolve, non alleggerisce, ma sposta il problema, l’attenzione e in ogni caso nell’irrompere in una scena con regole non scritte, obbliga spesso ad uscire dall’ipnosi delle proprie convinzioni e talvolta anche dalle illusioni rassicuranti di avere certezze. Benigni in fondo, facendo un esempio analogo con la sua comicità, con la leggerezza quasi chirurgica delle sue geniali performaces è riuscito a portare Dante Alighieri nella scena moderna, accanto alla sua popolarità la lingua italiana. Analogamente i comici con il naso da clown, con i loro giochi rendono il mondo dei bambini ammalati e coraggiosi più vicini al loro modo di vivere dove allegorie e fantasie sono per eccellenza l’infanzia e il dolore nel sorriso di chi li guarda pesa di meno, ti fa sentire la vita meno pesante e meno solo. Con l’ottimismo degli adulti i bambini stanno meglio e anche il mondo se imparasse a sorridere di più ci sarebbe anche più spazio per trovare magari vie diverse per le soluzioni grandi e piccole dell’umanità. Ghandi insegna, ma anche il Dalai Lama e Papa Wojtyla o Ratzinger, con il sorriso e le piccole o grandi battute scherzose o filosofiche che questi grandi personaggi della Storia hanno saputo comunicare, sono state piccole ma profonde preghiere alla speranza di un mondo migliore.
Vera Slepoj
Fonte: Gazzettino
Etichette:
psicologia e personalità
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