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giovedì 27 gennaio 2011

Scoprire Venezia


I luoghi di Venezia: toponimi che raccontano il passato
La maggior parte delle strade di Venezia ha nomi molto antichi e soprattutto curiosi, che possono richiamare mestieri, attività commerciali, la provenienza o il cognome degli abitanti. Inoltre la denominazione a volte ricorda fatti accaduti secoli orsono. Ai tempi della Repubblica Serenissima la lingua ufficiale per tutti gli atti legali e amministrativi, oltre che quella delle opere letterarie, era il dialetto. Rimangono in dialetto, anche al giorno d'oggi, i nomi dei luoghi scritti sui "nizioleti", rettangoli bianchi di calce, che si trovano sui muri delle strade a circa due metri d'altezza. I toponimi spesso si ripetono ed ognuno di essi ha un significato. Ricordiamo ad esempio: Pestrin (lattaio); Pistor (panettiere); Frutarol (fruttivendolo); Becarie (macellerie); Marzer (venditore di stoffe); Frezzerie (dove si fabbricavano le frecce); Fiubera (dove si facevano le fibbie per le scarpe); dei Preti e delle Muneghe (le suore); dei Ragusei, cioè degli abitanti di Ragusa, l'attuale Dubrovnik; la riva degli Schiavoni, cioè dei Dalmati; calle delle Turchette; le calli degli Armeni e dei Todeschi; riva di Biasio che deve il suo nome a Biagio, pesantemente condannato e giustiziato dalla Serenissima; fondamenta degli Ormesini, per la lavorazione di stoffe provenienti da Ormuz in Asia; la "Caselleria" dove c'erano i fabbricanti di casse che servivano a spedire le merci o a riporvi il corredo delle spose; delle Tette dalla presenza in zona di numerose cortigiane, nonché delle grandi famiglie patrizie che vivevano nei paraggi (Contarini, Mocenigo, Zane, Albrizzi etc.).

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