domenica 15 aprile 2012
lunedì 6 febbraio 2012
lunedì 23 gennaio 2012
Noi, quale storia insegniamo a scuola?
Questa è la domanda che Alessandra Graziottin fa in un suo recente articolo apparso sul Gazzettino. E' una domanda che mi ha fatto riflettere molto anche perché tempo fa anch'io ho insegnato Storia . Riporto l'articolo che merita di essere letto per molte ragioni.
Si intitola: Pagine di storia, il ritorno a Mosca della religione.
Mosca, 1935. La dinamite è stata messa nel transetto della chiesa ortodossa, che ha centinaia di anni. Esplode: il tetto collassa, travolgendo l’iconostasi magnifica, le icone, i muri portanti. Le campane vengono lanciate con odio dal campanile. L’angelo di pietra dal volto luminoso e consolante ha una corda al collo. Un’altra fa leva sulle mani: tre uomini lo strascinano con rabbia, per farlo a pezzi. Quattro donne tolgono le icone rimaste, per lanciarle nei falò. Altri uomini strappano i quadri più grandi sopravvissuti all’esplosione, per bruciarli del tutto. La folla intorno tripudia. Date un capro espiatorio alla furia del popolo e la furia canalizzata lo lincerà. La scena di devastazione lascia agghiacciati anche gli spiriti laici. Dalle case intorno escono a capo chino altre donne, ciascuna con l’unica icona attorno a cui si riuniva in preghiera la famiglia, per gettarla nel fuoco. Sguardi diversi si posano sull’icona amata come unico centro di consolazione in tempi tragici. Un bambino guarda attonito, le mani ferme attorno alla piccola armonica che non osa più suonare. Il giovane padre fissa il vuoto. Gli ordini di Stalin sono ferrei. Ma il volto che scuote di più la coscienza di chi guarda è quello di una vecchia. Povera, vestita di nero. Guarda le icone avvolte nelle fiamme: il volto rugoso diventa un sudario di orrore e di dolore. Un urlo dove c’è la disperazione di chi vede la fine del mondo – del mondo in cui credeva – e la donna fugge via, singhiozzando. Un fotogramma che nella memoria si prolunga all’infinito.
Per ordine di Stalin, durante la sua dittatura nella sola Mosca fu distrutto oltre il 60% delle chiese, tra cui l’immensa cattedrale, trasformata in piscina: doveva diventare un grattacielo più alto dell’Empire State Building americano, ma mancarono i soldi. Oggi è stata ricostruita. Ma le sue perle d’arte sono perdute per sempre. Nessun libro potrà mai trasmettere il senso di devastazione umana e spirituale veicolato da quel filmato originale, visibile in uno dei tanti piccoli musei che ora fioriscono a Mosca. In pochi minuti rende indimenticabile non solo la furia iconoclasta di Stalin, ma l’atrocità che questa ha rappresentato per l’anima profonda della Russia. Per capire e non dimenticare.
Mosca, gennaio 2012. Un normale mattino di un giorno feriale. Nella piccola chiesa uomini e donne sono in fila, silenziosi. Uomini giovani, non solo vecchiette pie. Aspettano raccolti il loro turno per potersi confessare. Ora che la libertà di culto è stata di nuovo concessa, e che il Patriarca della Chiesa ortodossa è potuto tornare a Mosca dall’esilio centenario, la grande spiritualità della Russia antica torna ad emergere con forza. Erano stati distrutti i suoi simboli, deportati in Siberia o uccisi molti membri della chiesa ortodossa e molti fedeli. Ma l’anima non può essere uccisa. Tornano a suonare le campane. Le chiese sono di nuovo gremite. Alle cerimonie sacre i cori sono di giovani e giovanissimi. Stridono ancora più forti le contraddizioni tra la parte ricca e corrotta della popolazione, che ha fatto del dio denaro il metro di tutte le cose, e la parte povera, che ha ritrovato un centro di speranza e di coesione in una religione profondamente amata e intimamente mai abbandonata. Una spiritualità che si avverte nell’aria, di più intorno ai luoghi sacri.
La storia moderna, a scuola, bisognerebbe trasmetterla (anche) con i filmati originali. Dieci minuti di proiezione scelta e la memoria è abitata per sempre dal significato umano di tanta barbarie. Significato che va ben oltre la cronistoria delle battaglie o delle conquiste. Se poi si integrassero pagine di storia, scritte da chi l’ha vissuta, e filmati originali, moltissimi ragazzi potrebbero appassionarsi non solo a studiarla, ma anche ad un diverso senso del loro impegno politico. La storia è maestra di vita se attraverso le emozioni stimola una riflessione sul ruolo etico che ciascuno di noi ha nel mondo. Noi, quale storia insegniamo a scuola?
Questa è la domanda che Alessandra Graziottin fa in un suo recente articolo apparso sul Gazzettino. E' una domanda che mi ha fatto riflettere molto anche perché tempo fa anch'io ho insegnato Storia . Riporto l'articolo che merita di essere letto per molte ragioni.
Si intitola: Pagine di storia, il ritorno a Mosca della religione.
Mosca, 1935. La dinamite è stata messa nel transetto della chiesa ortodossa, che ha centinaia di anni. Esplode: il tetto collassa, travolgendo l’iconostasi magnifica, le icone, i muri portanti. Le campane vengono lanciate con odio dal campanile. L’angelo di pietra dal volto luminoso e consolante ha una corda al collo. Un’altra fa leva sulle mani: tre uomini lo strascinano con rabbia, per farlo a pezzi. Quattro donne tolgono le icone rimaste, per lanciarle nei falò. Altri uomini strappano i quadri più grandi sopravvissuti all’esplosione, per bruciarli del tutto. La folla intorno tripudia. Date un capro espiatorio alla furia del popolo e la furia canalizzata lo lincerà. La scena di devastazione lascia agghiacciati anche gli spiriti laici. Dalle case intorno escono a capo chino altre donne, ciascuna con l’unica icona attorno a cui si riuniva in preghiera la famiglia, per gettarla nel fuoco. Sguardi diversi si posano sull’icona amata come unico centro di consolazione in tempi tragici. Un bambino guarda attonito, le mani ferme attorno alla piccola armonica che non osa più suonare. Il giovane padre fissa il vuoto. Gli ordini di Stalin sono ferrei. Ma il volto che scuote di più la coscienza di chi guarda è quello di una vecchia. Povera, vestita di nero. Guarda le icone avvolte nelle fiamme: il volto rugoso diventa un sudario di orrore e di dolore. Un urlo dove c’è la disperazione di chi vede la fine del mondo – del mondo in cui credeva – e la donna fugge via, singhiozzando. Un fotogramma che nella memoria si prolunga all’infinito.
Per ordine di Stalin, durante la sua dittatura nella sola Mosca fu distrutto oltre il 60% delle chiese, tra cui l’immensa cattedrale, trasformata in piscina: doveva diventare un grattacielo più alto dell’Empire State Building americano, ma mancarono i soldi. Oggi è stata ricostruita. Ma le sue perle d’arte sono perdute per sempre. Nessun libro potrà mai trasmettere il senso di devastazione umana e spirituale veicolato da quel filmato originale, visibile in uno dei tanti piccoli musei che ora fioriscono a Mosca. In pochi minuti rende indimenticabile non solo la furia iconoclasta di Stalin, ma l’atrocità che questa ha rappresentato per l’anima profonda della Russia. Per capire e non dimenticare.
Mosca, gennaio 2012. Un normale mattino di un giorno feriale. Nella piccola chiesa uomini e donne sono in fila, silenziosi. Uomini giovani, non solo vecchiette pie. Aspettano raccolti il loro turno per potersi confessare. Ora che la libertà di culto è stata di nuovo concessa, e che il Patriarca della Chiesa ortodossa è potuto tornare a Mosca dall’esilio centenario, la grande spiritualità della Russia antica torna ad emergere con forza. Erano stati distrutti i suoi simboli, deportati in Siberia o uccisi molti membri della chiesa ortodossa e molti fedeli. Ma l’anima non può essere uccisa. Tornano a suonare le campane. Le chiese sono di nuovo gremite. Alle cerimonie sacre i cori sono di giovani e giovanissimi. Stridono ancora più forti le contraddizioni tra la parte ricca e corrotta della popolazione, che ha fatto del dio denaro il metro di tutte le cose, e la parte povera, che ha ritrovato un centro di speranza e di coesione in una religione profondamente amata e intimamente mai abbandonata. Una spiritualità che si avverte nell’aria, di più intorno ai luoghi sacri.
La storia moderna, a scuola, bisognerebbe trasmetterla (anche) con i filmati originali. Dieci minuti di proiezione scelta e la memoria è abitata per sempre dal significato umano di tanta barbarie. Significato che va ben oltre la cronistoria delle battaglie o delle conquiste. Se poi si integrassero pagine di storia, scritte da chi l’ha vissuta, e filmati originali, moltissimi ragazzi potrebbero appassionarsi non solo a studiarla, ma anche ad un diverso senso del loro impegno politico. La storia è maestra di vita se attraverso le emozioni stimola una riflessione sul ruolo etico che ciascuno di noi ha nel mondo. Noi, quale storia insegniamo a scuola?
Etichette:
riflessioni
Iscriviti a:
Post (Atom)