Lo sport è fonte di benessere per tutti, ma soprattutto per i ragazzi che, proprio per la loro età, stanno vivendo la crescita. Valorizzare lo sport significa aver capito che esso è necessario per uno sviluppo armonico sia fisico che psichico; i vantaggi sono molteplici, ma soprattutto esso fa da sostegno al genitore nell'educazione.
Conoscere le vere caratteristiche di personalità e le attitudini del ragazzo è il primo passo verso una corretta educazione anche allo sport.
L'adolescenza è un'età difficile proprio per i passaggi repentini che il ragazzo vive e che spesso subisce. L'attività sportiva deve avere quindi un posto importante nella vita dell'adolescente. Oggi più che mai i ragazzi sono sottoposti a martellamenti tecnologici che li portano a essere sempre ben preparati intellettivamente e a livello di performance, ma emotivamente fragili.
ESEMPIO A: grafia di un fragile
ESEMPIO B: grafia di un sicuro
L'attività sportiva permette al ragazzo d'oggi di veicolare le pulsioni aggressive, di misurare le proprie risorse, di sviluppare la parte fisica attraverso la coordinazione del movimento, fa sperimentare lo spirito di gruppo, lo distoglie dalla noia e dalla solitudine, gli fa assorbire le regole e gli insegna a viverle, imparando quindi il rispetto per sé e per gli altri.
ESEMPIO C: grafia di ragazzo senza regole
ESEMPIO D: grafia di un solitario
Il gioco di squadra è soprattutto divertimento e favorisce l'interazione sociale e la comunicazione; inoltre, sollecitando una sana competizione, fa assaporare il successo, ma permette anche di accettare la sconfitta, per cui è fautore di un insegnamento rilevante poiché, se pur abbassa nel ragazzino il naturale senso di onnipotenza, tuttavia lascia indenne la sua voglie di essere vincente. L'agonismo contrapposto all'individualismo narcisistico.
Lo sport serve anche per misurare la proprie forze e per conoscere quindi i propri limiti. Ma soprattutto esso è fonte di benessere spirituale poiché, rinforzando il fisico, fornisce un nutrimento indispensabile anche alla mente. Nel gioco il ragazzino scarica la sua naturale aggressività, veicolando la propria energia verso quegli obiettivi che egli stesso si è imposto di raggiungere. In questo modo egli può imparare e sviluppare le capacità di ordine e metodo che tutti sappiamo indispensabili anche nella successiva vita lavorativa.
Occorre che l'allenatore e l'adulto in generale conoscano la natura del ragazzo per evitare frustrazioni inutili, ma soprattutto è essenziale che il genitore non trasferisca sul figlio le proprie aspirazioni e i desideri di successo, spingendolo a essere "er più" senza conoscere le sue effettive risorse. In questo caso lo sport perde il suo effettivo valore che è innanzi tutto quello di divertire, far sognare ed educare, ma soprattutto di evitare quei surrogati che a volte i figli adottano per evitare la noia. E' ammessa l'identificazione col campione, ma è indispensabile evitare la corsa al dio denaro, cercando piuttosto di spronarli alla lealtà e all'orgoglio che la vincita sicuramente procura. Si tratta di ingredienti basilari per sentirsi vincenti e, perché no, un po' immortali.
Evi Crotti da:Il Giornale