mercoledì 28 aprile 2010
Io come sto? E tu come stai? Mentalmente e qualitativamente , non solo fisicamente e quantitativamente.
Ci sono precise caratteristiche comuni alle persone che" funzionano molto bene" dal punto di vista psichico e di conseguenza anche affettivo, professionale, sociale.Un ideale dell'Io della salute mentale che può diventare un esame di coscienza si trova nel libro"Valutazione della personalità con la SWAP-200", di D. Westen e collaboratori (Cortina Editore). Utile se non altro per curiosità personale: io come sto?
Questi ricercatori sostengono che è mentalmente sana la persona
Questi ricercatori sostengono che è mentalmente sana la persona
- che sa usare i propri talenti, capacità ed energie in modo efficace e produttivo
- che ama le sfide e prova piacere nel realizzare le cose
- che sa mantenere una relazione amorosa caratterizzata da intimità autentica e dalla capacità di prendersi cura dell'altra persona
- che trova significato nella sua appartenenza e nel suo contributo a una comunità più ampia: religiosa, politica, o di quartiere che sia
- che trova significato e soddisfazione nel guidare,crescere ed educare altre persone;
- che è empatica, sensibile e responsiva ai bisogni degli altri
- che sa essere assertiva in modo efficace ed appropriato, senza urla ed isterismi
- che sa apprezzare e rispondere all'umorismo
- che riesce ad ascoltare una notizia minacciosa sul piano emotivo- una informazione che mette in discussione le credenze e le percezioni di sè e degli altri, ritenute fondamentali- e usarla e trarne beneficio
- che riconosce punti di vista alternativi anche quando si tratta di argomenti che suscitano emozioni forti
- che è riuscito a scendere a patti con le esperienze dolorose del passato, avervi trovato significato ed essere cresciuto grazie anche a queste esperienze
- che ha una vita sessuale attiva e soddisfacente
- che si sente a proprio agio nelle situazioni sociali
- che esprime affetti appropriati per qualità ed intensità alla situazione che sta vivendo
- che sa stringere amicizie intime e di lunga durata
- che ha intuito psicologico
- che ha standard morali ed etici e si sforza di vivere alla loro altezza
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anima e psiche
martedì 27 aprile 2010
Caso o Provvidenza?
Interessanti queste affermazioni:
“Noi non cadiamo mai fuori delle mani di Dio quando da creature non possiamo più nulla da noi stessi” – scriveva Verne. Non siamo in balìa di eventi incontrollabili, di un caso che sembra accanirsi per farci perdere le coincidenze della vita: facciamo parte di un programma provvidenziale; diciamo solo con San Giacomo: “Domani, se Dio vorrà, faremo questo o quello”.
Oggi c’è sempre più gente che crede al caso: “Il caso è una zuppa cucinata dai furbi, ma soltanto gli sciocchi la mangiano” (V. Hugo). Sono cioè i furbi a suggerire questa visione per soggiogare i rassegnati, gli sciocchi. Non è stato il caso ma la speculazione nel costruire che ha lasciato tanti morti sotto le macerie a L’Aquila. Voliamo più su, mettiamoci Dio nel buio del nostro caso; “caso” pensiamo di farlo derivare da casa, non da caos.
E' vero, leggendo questa storia viene da concluderete come Renzo dei Promessi Sposi “La c’è, la Provvidenza!”
Mentre era al lavoro nei campi, un contadino scozzese sentì delle grida di aiuto; provenivano da una palude vicina. Lasciata la zappa, il contadino accorse e vide un bambino che stava affondando nelle sabbie mobili. A rischio della propria vita lo salvò. Il giorno dopo un nobile bussò alla porta del povero contadino: era il padre del bambino salvato; riconoscente, si impegnò a pagare gli studi del figlio del contadino. Il ragazzo frequentò le scuole migliori del Regno Unito, si laureò in medicina e diventò famoso. Si chiamava Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina.
Alcuni anni dopo il figlio del nobile si ammalò di polmonitee fu curato dalla penicillina. Quell’uomo era Winston Churchill, il premier britannico che contribuì a fermare Hitler. Senza saperlo, il contadino scozzese era stato strumento della Provvidenza, cambiando la storia dell’umanità due volte.
Il racconto ci rivela che ogni gesto di bene produce un effetto di bene e che a reggere i fili un po’ più su di noi c’è Qualcuno.
Fonte La cartolina del 26/4/2010
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riflessioni
lunedì 19 aprile 2010
Grandi vecchi, il segreto di una vita lunga e felice
.......... Non ci si improvvisa grandi vecchi. Anche quella è un’arte. E’ il compimento di un saper vivere che si snoda con passo diverso nelle diverse stagioni. Ci si prepara a una grande e luminosa vecchiaia, in cui si è un tesoro per gli altri e non un peso, se si coltiva fin da piccoli la grande salute, del corpo e della mente. Se si è generosi di affetti e di emozioni, invece di essere egoisti e lamentarsi solo dei propri guai. Se si coltiva la capacità di accogliere con amore e di saper ascoltare. Qualità così rare e preziose, oggi, da essere seducenti come il canto di una sirena. Un vecchio che sa ascoltare non sarà mai solo. O sola. Nell’età avanzata, il compito più alto di un uomo, di una donna, è restare un riferimento affettivo e morale della famiglia, o comunque dei più piccoli. E allora lo sguardo conserverà la passione e la curiosità per la vita, con un segreto speciale. Lo stesso che fa dire al grande Goya, nel suo autoritratto da vecchio, “Aùn aprendo”: imparo ancora.
www.alessandragraziottin.it
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riflessioni
lunedì 12 aprile 2010
Sistema integrativo di previsioni climatiche
Scienza ma non solo. Anche intuito: le previsioni del clima si faranno anche con gli Inuit. Un nuovo studio, svolto dai ricercatori dell’Università del Colorado, affina grazie al popolo esquimese dell'Artico le tecniche per nuovi modelli climatici.
Gli inuit, attraverso competenze tramandate da generazione a generazione, riescono a guardare il cielo prevedendo se ci sarà una tempesta o se invece potranno andare tranquillamente a caccia. Niente modelli matematici e misurazioni insomma, ma grande spirito di osservazione e intuito. Un approccio che si distanzia completamente da quello scientifico, ma che punta allo stesso fine: riuscire a prevedere il clima futuro. Per questa ragione un'equipe di ricercatori americani sta ora cercando di combinare le conoscenze ambientali degli indigeni con la scienza moderna per riuscire così ad imparare nuove caratteristiche del clima artico.
Gli attuali modelli non sono ancora in grado di prevedere le variazioni improvvise: integrare con le conoscenze degli Inuit sul luogo possono aiutarci ancora di più. Questo sistema di rilevazione integrativo potrebbe così aiutare a capire il futuro».
I ricercatori hanno sottolineato come le previsione del tempo hanno un valore particolare negli ambienti artici: oltre a rappresentare l'ago della bilancia per il clima globale, per gli abitanti del luogo una previsione attendibile può fare la differenza tra la vita e la morte. Dalle analisi svolte nelle comunità Inuit di Baffin Island, all'estremo nord del Canada, è stato scoperto che ci sono membri che possiedono le abilità di «prevedere il tempò»: è una conoscenza di tipo «culturale» che viene tramandata. È da questo punto che è partito il nuovo studio: raccogliendo e analizzando tutti i racconti delle popolazioni locali, i ricercatori sono riusciti a unire conoscenza scientifica con conoscenza indigena.(Gazzettino)
Gli inuit, attraverso competenze tramandate da generazione a generazione, riescono a guardare il cielo prevedendo se ci sarà una tempesta o se invece potranno andare tranquillamente a caccia. Niente modelli matematici e misurazioni insomma, ma grande spirito di osservazione e intuito. Un approccio che si distanzia completamente da quello scientifico, ma che punta allo stesso fine: riuscire a prevedere il clima futuro. Per questa ragione un'equipe di ricercatori americani sta ora cercando di combinare le conoscenze ambientali degli indigeni con la scienza moderna per riuscire così ad imparare nuove caratteristiche del clima artico.
Gli attuali modelli non sono ancora in grado di prevedere le variazioni improvvise: integrare con le conoscenze degli Inuit sul luogo possono aiutarci ancora di più. Questo sistema di rilevazione integrativo potrebbe così aiutare a capire il futuro».
I ricercatori hanno sottolineato come le previsione del tempo hanno un valore particolare negli ambienti artici: oltre a rappresentare l'ago della bilancia per il clima globale, per gli abitanti del luogo una previsione attendibile può fare la differenza tra la vita e la morte. Dalle analisi svolte nelle comunità Inuit di Baffin Island, all'estremo nord del Canada, è stato scoperto che ci sono membri che possiedono le abilità di «prevedere il tempò»: è una conoscenza di tipo «culturale» che viene tramandata. È da questo punto che è partito il nuovo studio: raccogliendo e analizzando tutti i racconti delle popolazioni locali, i ricercatori sono riusciti a unire conoscenza scientifica con conoscenza indigena.(Gazzettino)
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curiosità
GLI ESQUIMESI (G. Rodari)
Strana gente gli Esquimesi:
sono di ghiaccio i loro paesi,
di ghiaccio piazze, strade e stradette,
sono di ghiaccio le casette;
il soffitto e il pavimento
sono di ghiaccio e non di cemento.
Perfino il letto è di buon ghiaccio
tagliato e squadrato
col coltellaccio.
Ed è di ghiaccio, almeno pare,
anche la pietra del focolare.
Di non ghiaccio c’è una cosa,
la più segreta, la più preziosa:
il cuore degli uomini che basta
da solo a scaldare perfino il Polo.
( G. Rodari )
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giovedì 1 aprile 2010
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